(Luca 21,34-36 )
"Vegliare per non appesantire il cuore". L’atteggiamento che Gesù più raccomanda ai suoi discepoli è la vigilanza, l'attesa attenta e pronta. Attendere è il contrario dell'addormentarsi, anzi come meglio si esprime il Vangelo, dell'appesantimento del cuore. L’immagine rende molto bene ciò che accade al nostro intimo quando, perdendo di vista l'essenziale e la fiducia nelle promesse di pienezza e salvezza che Dio ha fatto alla nostra vita, sentimenti come tristezza, malinconia, delusione, rammarico, invidia, gelosia, irrequietezza e scontentezza si annidano nell'animo e mettono radici pesanti e profonde. Tutto questo addormenta il cuore, annebbia la vista e ci rende miopi, incapaci di scorgere l'orizzonte ampio davanti a noi, facendoci inevitabilmente ripiegare negli angusti confini della nostra limitata realtà. Anche la postura fisica si modifica e ci incurviamo, camminando pesantemente. Chi sa attendere, si erge in posizione di dignitosa speranza, alzando il capo e guardando avanti con serena fiducia e sano realismo.
Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.
( Mt. 24, 37-44)
"Non si accorsero di nulla". Ecco quello che accade a chi non attende e non veglia. Non si accorge. Non si accorge del vero significato della realtà, non si accorge della bellezza che lo circonda, non si accorge dei segni di vita e di speranza che fioriscono intorno, non si accorge delle proprie potenzialità di crescita e di creatività. Non si accorge della ricchezza che è l'altro, non si accorge dell'amore che lo interpella. È come guardarsi intorno, senza vedere e capire, senza riconoscere la propria dignità e vocazione.