venerdì 30 dicembre 2011

REGALA CIO' CHE NON HAI ....

Occupati dei guai, dei problemi
del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua poverta'.
Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenita'
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo e' il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrera' in te,
invadera' il tuo essere,
diventera' veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.
Alessandro Manzoni   


lunedì 26 dicembre 2011

Anima mia


1948 - Nazim Hikmet

Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
e come s'affonda nell'acqua
immergiti nel sonno
nuda e vestita di bianco
il più bello dei sogni
ti accoglierà

anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell'arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.
 
 

venerdì 16 dicembre 2011

OGNI GIORNO SI UMILIA….


L’Eucaristia è  il presepe in cui adorare davvero il Verbo.
“Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro.” ( Tommaso da Celano )
C’è qualcosa che lega in maniera indissolubile la celebrazione del Natale di Cristo e la straordinaria venerazione che San Francesco nutriva nei confronti dell’Eucarestia. Durante la ricostruzione della nascita di Gesù a Betlemme, che egli desiderò ardentemente  riproporre nella notte di Greccio, Francesco  fa celebrare l’eucarestia a cui lui stesso partecipa come diacono:  La tradizione del “presepio” esisteva probabilmente già prima di Francesco d’Assisi, ma egli la amò più di altri e, sul suo esempio, tanti a ragione trovarono, da allora, in essa ,un’ espressione dell’amore di Dio e dell’uomo, nell’espressione sensibile della realtà dell’Incarnazione del Bambino Gesù.
A Greccio Francesco volle vedere sensibilmente un bambino, il Bambino Gesù, poiché sapeva che la fede non è idea, immaginazione, sogno,  ma evento realizzato da Dio, nella pienezza dei tempi. Ma, soprattutto, Francesco credette e seppe che lo stesso Gesù, nato in terra 1200 prima, era realmente presente nell’eucarestia.
Così descrive la scena Tommaso da Celano:
Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali, perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme....Vi si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria.”
Lontano dalla tendenza “romantica” in cui è oggi avvolto, il Natale trova la sua memoria viva e vera nell’Eucaristia perché questo sacramento è il presepe in cui si può adorare davvero il Verbo incarnato,
Già nel documento Ecclesia de Eucharistia (n. 55), si sottolinea che Questa,  non solo rimanda alla Passione e alla Resurrezione, ma “si pone al tempo stesso in continuità con l'Incarnazione”: “Maria concepì nell'Annunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore”.

Scrive S. Francesco nelle Ammonizioni :
[144]
Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.
Bellissimo il commento  di P. Raniero Cantalamessa  predicatore della casa pontificia “C’è una profonda analogia tra il buon ladrone e colui che si accosta con fede all’Eucaristia –Il buon ladrone sulla croce vide un uomo, per giunta condannato a morte, e credette che era Dio, riconoscendogli il potere di ricordarsi di lui nel suo Regno”. “Il Cristiano è chiamato a fare un atto di fede, da un certo punto di vista, ancora più difficile”: “Sulla croce si celava la divinità, qui però si cela pure l’umanità”.
   
In tale maniera , nell’Eucarestia, vuole farci intendere San Francesco, il Signore è sempre presente con i suoi fedeli, come egli stesso dice: " Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo".
L’eucarestia appare dunque una prosecuzione dell’Incarnazione di Cristo, come Incarnazione che continua nel tempo. Di qui il tono di inconteninbile gioia con cui egli ne parla: Eucarestia = Gesù di Nazareth: anche nell’Eucarestia come nel presepe di Betlemme egli ci invita a vedere e amare la Persona del Figlio di Dio. 


domenica 11 dicembre 2011

La finanza e il vitello d'oro


di JONATHAN SACKS
Rabbino capo delle Congregazioni ebraiche unite del Commonwealth e membro della Camera dei Lord
I leader politici europei si incontrano per salvare l'euro e l'Unione europea. Lo stesso dovrebbero fare i leader religiosi. È per questo che vengo a Roma: per discutere delle nostre preoccupazioni comuni durante l'udienza con il Papa e nel corso di colloqui presso l'Università Gregoriana.
L'idea potrebbe apparire assurda. Cosa ha a che fare la religione con l'economia o la spiritualità con le istituzioni finanziarie? La risposta è che l'economia di mercato ha radici religiose. Essa è infatti emersa in un'Europa permeata di valori ebraico-cristiani.
Come ha evidenziato l'economista di Harvard, David Landes, fino al XV secolo, la Cina era molto progredita in una vasta gamma di tecnologie rispetto all'Occidente. Tuttavia, la Cina non ha creato un'economia di mercato, non ha visto la nascita della scienza moderna né la rivoluzione industriale. Come afferma Landes, essa non possedeva l'insieme di valori che l'ebraismo e il cristianesimo hanno dato all'Europa.
L'economia di mercato è profondamente coerente con i valori esposti nella Bibbia ebraica. La prosperità materiale è una benedizione divina. La povertà schiaccia lo spirito e il corpo, e alleviarla è un compito sacro. Il lavoro è una nobile vocazione. "Vivrai - recita il Salmo - del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai di ogni bene".
La competizione alimenta il fuoco dell'inventiva: "La rivalità fra gli scribi aumenta la sapienza". Dio ci invita - dicevano i rabbini - a essere suoi collaboratori nell'opera della creazione. I diritti di proprietà privata sono fondamentali per la libertà. Quando il ruolo di guida di Mosè viene messo in discussione, egli afferma: "Io non ho preso da costoro neppure un asino". Elia sfida re Acab per la confisca della vigna di Nabot. Oltre a ciò, afferma Landes, la Bibbia introduce il concetto del tempo lineare, rifiutando l'idea che il tempo sia un ciclo in cui, in definitiva, nulla cambia.
I primi strumenti finanziari del capitalismo moderno furono sviluppati nel XIV secolo dalle banche nelle città cristiane di Firenze, Pisa, Genova e Venezia. Max Weber ha tracciato i collegamenti fra l'etica protestante e lo spirito del capitalismo moderno. Michael Novak ha fatto la stessa cosa per il cattolicesimo. Gli ebrei, pur essendo solo lo 0,2 per cento della popolazione mondiale, sono stati insigniti di più del 30 per cento dei premi Nobel per l'economia. Quando ho chiesto all'economista dello sviluppo Jeffrey Sachs che cosa motivava il suo lavoro, ha risposto senza esitare, tikkun olam, l'imperativo ebraico di "risanare un mondo disgregato". La nascita dell'economia moderna è inseparabile dalle sue radici ebraico-cristiane.
Tuttavia, non si tratta di un equilibrio stabile. Il mercato mina i valori stessi che gli hanno dato origine. La cultura consumistica è profondamente antitetica alla dignità umana. Accende il desiderio, mina la felicità, indebolisce la capacità di rinviare la soddisfazione dei propri istinti e ci rende ciechi di fronte alla distinzione, di vitale importanza, fra il prezzo delle cose e il loro valore.
Gli strumenti finanziari al centro della crisi attuale, mutui subprime e cartolarizzazione del rischio, sono così complessi che i governi, le autorità normative e, a volte, persino i banchieri stessi non sono riusciti a comprenderli nella loro estrema vulnerabilità. Quanti hanno incoraggiato le persone ad accendere mutui che poi non sono in grado di pagare, si sono resi colpevoli di ciò che la Bibbia definisce mettere "inciampo davanti al cieco".
La creazione di un debito personale e collettivo in America e in Europa dovrebbe aver inviato segnali di allarme a chiunque abbia familiarità con le istituzioni bibliche degli anni sabbatici e giubilari, indetti proprio a causa del pericolo che le persone venissero intrappolate dal debito.
Questi sono sintomi di un fallimento più ampio: considerare il mercato come un fine e non come un mezzo. La Bibbia offre un'immagine vivida di cosa accade quando le persone smettono di vedere l'oro come mezzo di scambio e cominciano a considerarlo come oggetto di culto. Chiama questo il vitello d'oro. Il suo antidoto è il sabato: un giorno su sette in cui né lavorare né dare lavoro, né vendere né comprare. È un tempo dedicato a cose che hanno un valore, non un prezzo: famiglia, comunità e rendimento di grazie a Dio per ciò che abbiamo, invece di preoccuparci di quel che ci manca. Non è una coincidenza che in Gran Bretagna, la domenica e i mercati finanziari siano stati deregolati più o meno nello stesso momento.
Stabilizzare l'euro è una cosa, guarire la cultura che lo circonda è un'altra. Un mondo in cui i valori materiali sono tutto e i valori spirituali sono nulla, non genera né uno Stato stabile né una buona società. È giunto il momento di riscoprire l'etica ebraico-cristiana della dignità umana a immagine di Dio. L'umanità non è stata creata per servire i mercati. I mercati sono stati creati per servire l'umanità.


(©L'Osservatore Romano 9-10 dicembre 2011)


"Ricorda se non riesci a trovare il Natale nel tuo cuore, non potrai trovarlo sicuramente sotto un albero" - 
(Charlotte Carpenter).
 

lunedì 5 dicembre 2011

"Ci sono due errori che si possono fare lungo la via verso la verità... non andare fino in fondo e non iniziare" (Confucio)
 

martedì 22 novembre 2011

COSA DEVO FARE DI BUONO? Alla ricerca dell’Altrove Divino…


Inutile nascondersi dietro un dito. La condizione dell’uomo in questa vita è ben misera…
L’uomo non è libero.  La sua condizione esistenziale somiglia a quella d’un naufrago sbattuto tra le onde e trascinato dalle correnti, senza che possa opporre la sia pur minima resistenza, e al tempo stesso consapevole che la sua fine è certa, ed è solo questione di tempo.
Due percezioni precise ci accompagnano in questo stato.
·         Non riusciamo a dominare gli elementi che ci circondano.
·         Non riusciamo a dominare noi stessi ( leggasi impulsi, passioni, desideri, concupiscenze )
San Paolo infatti dice : “ …non faccio il bene che voglio, ma il male che non voglio. “
Ma ogni tanto, sull’orizzonte della storia, compaiono uomini  che sono capaci attraverso un’esperienza profonda di rinascita interiore, che noi cristiani chiamiamo “ metànoia “   di rompere questo incantesimo maligno, questo flusso apparentemente irreversibile, compiendo un salto di qualità, con una vita non solo intensa ma qualitativamente differente. Nell’Antico Testamento erano i “ profeti “ , le sentinelle del mattino del popolo d’Israele, con l’incarico di risvegliare la coscienza del popolo e di ricondurla sulla retta strada nei periodi di maggior smarrimento. Noi cristiani li chiamiamo SANTI .
Alcuni attraggono seguaci e li trascinano a loro volta nella loro stessa avventura eroica. Uno di questi fu San Francesco d’Assisi e il movimento francescano che attorno a lui si formò.
C’è un’importante ed indubbia analogia tra questi eventi ed il fenomeno tutto umano dell’innamoramento. Proprio di questo a ben vedere si trattò appunto per Francesco e i suoi seguaci : un innamoramento.
Se vogliamo capire qualcosa di S. Francesco e magari dopo averlo capito contribuire ad una crescita spirituale della famiglia francescana, dobbiamo guardare a questo inizio, a questa fase nascente del carisma, a questa primitiva ispirazione ( nel Testamento egli più volte sottolinea :” Il Signore concesse a me…il Signore mi rivelò..etc. “) che Francesco ebbe nel 1209 e presentò ad Innocenzo III.
E’ la fase più importante, prima della sistemazione giuridica del 1223 ( regola bollata ) quando il movimento con una repentina virata , divenne istituzione e si clericalizzò . 

martedì 1 novembre 2011

When the Saints Go Marching In

Camminiamo sulle orme
Di coloro che sono già andati,
E saremo tutti riuniti,
In una nuova spiaggia soleggiata,

Oh, quando i santi marceranno
Oh, quando i santi marceranno
Signore, come vorrei essere con loro
Quando i santi marceranno

E quando il sole si rifiuterà di splendere
E quando il sole si rifiuterà di splendere
Signore, come vorrei essere con loro
Quando il sole si rifiuterà di splendere

E quando la luna si arrosserà di sangue
E quando la luna si arrosserà di sangue
Signore, come vorrei essere con loro
Quando la luna si arrosserà di sangue

Oh, quando la tromba suonerà il richiamo
Oh, quando la tromba suonerà il richiamo
Signore, come vorrei essere con loro
Quando la tromba suonerà il richiamo

Alcuni dicono che questo mondo tormentato
sia l'unico a disposizione,
Ma io sto aspettando quel giorno,
Quando il nuovo mondo sarà rivelato.

Oh, quando il nuovo mondo sarà rivelato
Oh, quando il nuovo mondo sarà rivelato
Signore, come vorrei essere con loro
Quando il nuovo mondo sarà rivelato

Oh, quando i santi marceranno
Oh, quando i santi marceranno
Signore, come vorrei essere con loro
Quando i santi marceranno

mercoledì 26 ottobre 2011

Studio shock nel Belgio degli orrori

L'EUTANASIA E' OTTIMA PER I TRAPIANTI!!!!!!



Un inquietante studio condotto da un grup­po di medici belgi, di cui ha dato notizia il periodico specialisti­co Applied Cardiopul­monary Pathophysio­logy, contempla l'uc­cisione di pazienti per via eutanasica in una sala adiacente a quelle in cui si svolgono le normali operazioni ospedaliere e quindi il loro trasporto nella stanza accanto per l'espianto degli organi subito dopo la constatazione del decesso. Lo studio affer­ma infatti che i polmoni di coloro che muoiono per euta­ nasia sono più adatti a interventi di trapianto rispetto a quelli asportati da vittime accidentali. Dick van Raemdonck, della Clinica universitaria Gasthuisberg, nonché capo dell'équipe impegnata nello studio pubblica­to in forma di rapporto con il titolo "Prima esperienza di trapianto di polmoni prelevati da donatori sottoposti a eutanasia", ha paragonato tra loro, per il periodo 2007­2009, i risultati ottenuti con il trapianto di polmoni preleva­ti da persone morte per trauma, tipicamente in seguito a gravi ferite alla testa, e quelli raggiunti con l'utilizzo di pol­moni provenienti da donatori eutanasizzati. Secondo il rapporto, tre pazienti su quattro di coloro a cui sono stati trapiantati polmoni provenienti da pazienti eutanasizzati sono stati dimessi dall'ospedale dopo 33 giorni «con eccellenti funzioni d'innesto post-trapianto e un precoce buon esito ricettivo», e tra quei riceventi si è verificato «un solo decesso nel reparto di terapia intensiva causato da
problemi indipendenti dal trapianto». «Tutti i donatori», si osserva nel rapporto, «avevano espresso il desiderio di offrire i propri organi una volta che la loro richiesta di accedere all'eutanasia fosse stata accettata secondo quanto stabilito dalla legge belga".

Come sottolinea il dottor Saunders, «dato che in Belgio la metà dei casi di eutanasia awiene senza la volontà espressa del malato, è solo una questione di tempo prima che gli organi siano prelevati dai pazienti senza consenso. Oggi in quel Paese i medici fanno cose che la maggior parte dei loro colleghi di altri Paesi del mondo giudicherebbe assolutamente orrende». Ana IItis, direttrice del Center for Bioethics Health and Society dell'Università di Wake Forrest nel North Carolina, in un intervento a Fox News, precisa: «Una volta accettata l'idea che i medici uccidano i pazienti, sembra logico che ne prelevino gli organi per i trapianti. La gente tende a rispondere con un "bleah", ma questa riposta dovrebbe essere indirizzata all'eutanasia». La IItis fa riferimento a un rapporto stilato della Canadian Medicai Association (CMA) che calcola il numero dei casi di eutanasia privi di esplicita richiesta da parte dei pazienti verificatisi in Belgio nel 2010. Secondo il CMA,
il 20% degli infermieri belgi intervistati dai ricercatori ha preso parte a operazioni eutanasiche e quasi la metà di loro ha ammesso di aver partecipato a «terminazioni senza richiesta o consenso. Fra questi si possono immaginare casi in cui è stata la famiglia del paziente a esprimere il consenso, ma, per come la comprendo io, la legge esige l'esplicita richiesta da parte del pazien­te». Intervistato da LifeSiteNews, il direttore dell'organiz­
zazione canadese Euthanasia Prevention Coalition, Alex Schadenberg, dice che siccome oggi l'eutanasia e il suicidio assistito vengono venduti alle masse come una panacea capace di mettere fine a ogni sofferenza, quanto accade in Belgio è presentato come un modo altruistico per fare del bene al prossimo attraverso le nostre morti.

«Le persone che quindi non moriranno per eutanasia o suicidio assistito», aggiunge Schadenberg, «verran­no considerate egoiste e quindi ostracizzate poiché le loro malattie protratte sino alla morte naturale impor­ranno alla società costosi esborsi di denaro oppure perché negheranno organi freschi e sani agli altri che ne hanno bisogno». Peraltro, conclude Schadenberg, «gli organi così utilizzati sono sani perché la persona che li dona spesso non è un malato terminale, ma un paziente che teme di awiarsi a una condizione di vita terminale. Continueranno a dirci che la cosa riguarda la libertà di scelta. Ma la scelta di che? Quella della scelta è solo una illusione; qui si tratta invece di impor­re la morte».




Thaddeus Baklinski, da Chiesa Cattolica 23/06/2011




lunedì 24 ottobre 2011

CONOSCO CRISTO!!!


Chiunque abbia avuto la possibilità di contemplare un dipinto appena restaurato e riportato dopo un lungo, paziente e faticoso lavoro, alla primitiva bellezza, al colore originario, alle fattezze, all’immagine pensata e realizzata dall’artista, che sembrava perduta ed è stata invece ritrovata, può comprendere lo stupore che si prova quando ci si imbatte nella persona d’un santo che , come Francesco d’Assisi, riconduce la propria umanità al progetto iniziale, alla primitiva bellezza infusa nell’uomo dal creatore.
Non abbiamo forse nella nostra vita di cristiani, sia pure devoti, a volte l’impressione di essere dominati da forze che non riconosciamo come nostre, che ci trascinano, che non riusciamo pienamente a dominare? E guardiamo ai santi che hanno vissuto in modo così radicalmente differente, non solo in maniera più intensa, ma “ qualitativamente differente “ che senza rompere con la tradizione, hanno vissuto un’avventura vitale eroica, frutto di un’autentica rinascita interiore.
Quand’è l’ultima volta che ci siamo sentiti così forti, padroni di noi stessi, liberi, ad un passo dal cielo? L’esperienza che nella vita somiglia di più a questi momenti, è quella dell’innamoramento, e….sorpresa, i santi proprio questo sono, degli autentici innamorati, che l’amato portano fisso nel cuore, nella mente, negli occhi, in tutti i cinque sensi ed oltre. Ossessionati, rapiti, estatici, capaci di passare ore ed ore ad evocare il nome dell’amata, a desiderare la sua presenza, ad esaltarne la bellezza, utilizzando tutti i sinonimi possibili ed immaginabili, come nelle litanie del rosario, noiose per le anime sterili, ma preziosi gioielli di affetti e riconoscenza per chiunque abbia un cuore che arde di grazia e benedizione.
E’ per tale motivo, forse, che San Bonaventura si domanda perplesso :” Chi potrebbe descrivere degnamente il fervore di carità che infiammava Francesco, amico dello sposo? Poiché egli, come un carbone ardente, pareva tutto divorato dalla fiamma dell’amore divino” ( Leg.M 9,1 ).
Il fervore della carità è stato come l’alimento più fecondo che ha vivificato la sua umile esistenza. “ L’uomo pieno di Dio” ( LegM 13,2 ) si lasciava avvolgere da fiamme di carità che si espandevano in un incendio inesausto, per cui egli divenne “ tutto assorbito nell’amore di Dio “ ( Spec. 113 ) . “ Dal principio della sua conversione sino alla fine sempre crebbe, come fuoco, nell’ardore dell’amore…”
L’esperienza serafica di Francesco viene rivissuta e integrata dai primi compagni e futuri seguaci. Le fonti storiche affermano che i primi francescani “ erano unanimi nell’amare Dio e il prossimo “ e “ tanto ardeva in essi il fuoco della carità, che avrebbero volentieri dato la vita l’uno per l’altro…” Contagiata da Francesco e dai compagni della prima ora, anche Chiara era “ ardente ed entusiasta nell’amore di Dio” ( 1Cel. 18 )
Cristo è tutto per Francesco : è la sua sapienza e la sua vita. Prima di diventare una visione teologica in San Bonaventura e Duns Scoto, il cristocentrismo fu un’esperienza vissuta, esistenziale di Francesco. Non c’è tempo e bisogno di moltiplicare le citazioni. Alla fine della vita, a un fratello che lo esortava a farsi leggere la Scrittura, Francesco rispondeva: “ Per quanto mi riguarda, mi sono già preso tanto dalle Scritture, da essere più che sufficiente alla mia meditazione e riflessione. Non ne ho più bisogno figlio: conosco Cristo povero e crocifisso.”