lunedì 4 luglio 2011

IL GIOGO DI CRISTO


“Venite a Me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e Io vi darò riposo. Prendete su di voi il Mio giogo e imparate da Me, perché Io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il Mio giogo è dolce e il Mio carico è leggero” (Matteo11:28)

Si dice che un’immagine valga più di mille parole.
Gesù amava utilizzare immagini nei Suoi insegnamenti.
Nel nostro testo è riportata la chiamata del Signore a prendere il Suo giogo.
Che cosa pensate possa aver attraversato la mente degli ascoltatori di queste parole quando Gesù li invitò a prendere su di loro il Suo giogo?
Il giogo è una specie di barra di legno mediante la quale due animali vengono tenuti affiancati per le spalle per lavorare assieme.
Il giogo era anche un semplice strumento di legno curvo utilizzato dalle persone per trasportare un carico suddividendone equamente il peso in modo equilibrato.
Le persone ai tempi di Gesù avevano familiarità con entrambi questi tipi di giogo.
Oltre a questo il termine va anche analizzato in relazione alla conoscenza che queste persone ne avevano nell’Antico Testamento.
Osservando il ritratto che ne emerge scopriremo alcune caratteristiche.

Il carico di Israele
Quando nella Scrittura le persone sono descritte come obbligate a portare un giogo, questo è solitamente sintomo di un carico eccessivo. Per lo più significava dover subire una servitù, una schiavitù non certo desiderata.
Israele era stato avvertito che, se non avesse servito il Signore, sarebbe stato sotto il giogo dei suoi nemici (Deuteronomio 28:48).
Il giogo divenne un simbolo dell’oppressione dell’Egitto (Levitico 26:13), della cattività in Assiria (Isaia 14:25) e in Babilonia (Isaia 47:6).
Come disciplina, Dio mise Israele sotto il giogo di Babilonia e comandò di sottostare ad esso (Geremia 27:11-12).
E, perché Israele non pensasse di poter rompere quel giogo, fu avvertito che questo sarebbe stato di ferro (Geremia 28:14), un giogo che solamente il Signore può rompere (Geremia 28:2, 4).
Le Sue promesse si attueranno poi liberandoli dalla cattività (Isaia 58:9, Ezechiele 34:27).
Nella Parola di Dio il giogo della cattività sul popolo di Israele è anche doppiamente riferito alle loro trasgressioni (Lamentazioni 1:14, Isaia 58:6).
Con queste conoscenze nella mente vogliamo ora riguardare al nostro testo per esplorarlo.

Lo strano invito di Gesù
Possiamo ora immaginare l’espressione di perplessità che talvolta si mostrava sui volti di quanti ascoltavano le parole di Gesù.
Com’è strana la promessa di caricarsi e avere riposo, prendendo su di sé un giogo!
Da quello che abbiamo appreso, questo termine è sinonimo di un carico oppressivo che certamente evocava paurose e tristi memorie delle conseguenze del peccato nel passato di Israele.
La stranezza continua con le parole “il Mio giogo”.
Fino a quel momento l’unico che aveva potuto mettere e togliere un giogo dal tempo dell’Antico Testamento era stato solo l’Eterno, Yaweh, il Signore!
Ma possiamo comprendere qualcosa in più quando leggiamo l’invito alla relazione personale con il Signore “imparate da me”.
Fin quando Israele non imparò la dura faccia della disciplina del Signore dovette restare sotto ad essa.
Gesù, invece, invita ogni uomo sulla terra a scoprire la Sua mansuetudine e la Sua umiltà di cuore!

Il paradosso dell’invito
L’invito è ancor più che strano, è un paradosso.
Portare il giogo non comporterà avere un carico, in quanto il risultato che si otterrà sarà il “riposo”.
Quale la grandezza di questa promessa: “Voi troverete riposo alle anime vostre” (Geremia 6:16)!
Il giogo di Gesù non sarà un carico eccessivo o una prigionia o una cattività.  
Questa promessa rievoca il riposo promesso a Israele dopo la conquista della Terra Promessa (Deuteronomio 12:10, Giosuè 1:13,15).
Fu un riposo donato a un popolo liberato dalla schiavitù dell’Egitto.
Per i discepoli di Cristo il giogo è sinonimo di vera libertà: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Giovanni 8:36).
La libertà che Gesù offre non significa assoluta liberazione da ogni costrizione, ma, come il giogo suggerisce, è una libertà controllata che imbriglia la potenza di coloro che condividono il giogo.
Il giogo non è un’umiliazione impostaci da Dio, ma è una chiamata e una collaborazione
privilegiata con Cristo. Paolo non ci chiama infatti “collaboratori di Dio” (1 Corinzi 3:9)?
I gioghi normalmente sono a due posti, e Gesù ci invita a condividere con Lui il Suo giogo.
Non è forse per questo che alla fine lo chiama “dolce” e “leggero”?
Qualsiasi peso saremo chiamati a caricarci e portare per il Suo servizio o sotto il Suo giogo, non lo porteremo certo da soli, Egli stesso sarà con noi!

L’amara ironia dell’invito
Quando si esamina l’immagine del giogo nell’Antico Testamento emerge una leggera e amara ironia.
Gesù ci rivolge l’invito carico di grazia a prendere il Suo giogo che non è una scelta se prendere o non prendere il giogo, solamente consiste nel decidere quale sarà il giogo
di cui vorremo caricarci.
Israele fu liberato dal giogo degli Egiziani per servire il Signore (Esodo 4:23).
Geremia evidenzia la triste realtà di come dopo che il Signore ruppe quel giogo dando libertà al popolo di Israele, la sua risposta ingrata fu: “Non voglio più servire!” (Geremia 2:20).
Le parole che seguono descrivono la loro idolatria e la loro grettezza spirituale.
Israele di fatto ha rifiutato la libertà di servire il Signore ed è ritornato sotto una potenza più terribile e oppressiva di quella d’Egitto!
Allo stesso modo coloro che rigettano il giogo di Gesù, in realtà, non saranno liberi, ma semplicemente resteranno in una condizione di terribile schiavitù, sotto il giogo del peccato.
La chiamata di Gesù a prendere il Suo giogo è un invito alla libertà spirituale della salvezza e a diventare veramente discepoli di Cristo.
Possiamo comprendere come la libertà venga quando abbassiamo i nostri capi e ci sottomettiamo alla proposta di istruzione e disciplina di Cristo.
Perciò, considerando le alternative, risulterà evidente come prendere il giogo di Gesù sarà veramente come scegliere di portare un carico dolce e leggero.




sabato 2 luglio 2011

SFIDARE LE VETTE

Non sono le comodità della vita
a stimolare nell’uomo la volontà di lottare:
le improvvise avversità e la lotta
sono ciò che più di altro tiene l’uomo vivo.
Al di là dell’effimero brivido nel percorrere una via lastricata di rose,
sono i cuori impavidi a sfidare le vette.
 

Ciò che dovrà accadere accadrà ....

Sei stato un po' troppo serio di recente,
... è tempo di lasciar perdere!
Fatti una bella risata e metti da parte i tuoi bei piani.
Davvero non ne hai bisogno.
Ciò che dovrà accadere accadrà e tu hai una scelta:
andarci insieme o andarci contro.