mercoledì 26 ottobre 2011

Studio shock nel Belgio degli orrori

L'EUTANASIA E' OTTIMA PER I TRAPIANTI!!!!!!



Un inquietante studio condotto da un grup­po di medici belgi, di cui ha dato notizia il periodico specialisti­co Applied Cardiopul­monary Pathophysio­logy, contempla l'uc­cisione di pazienti per via eutanasica in una sala adiacente a quelle in cui si svolgono le normali operazioni ospedaliere e quindi il loro trasporto nella stanza accanto per l'espianto degli organi subito dopo la constatazione del decesso. Lo studio affer­ma infatti che i polmoni di coloro che muoiono per euta­ nasia sono più adatti a interventi di trapianto rispetto a quelli asportati da vittime accidentali. Dick van Raemdonck, della Clinica universitaria Gasthuisberg, nonché capo dell'équipe impegnata nello studio pubblica­to in forma di rapporto con il titolo "Prima esperienza di trapianto di polmoni prelevati da donatori sottoposti a eutanasia", ha paragonato tra loro, per il periodo 2007­2009, i risultati ottenuti con il trapianto di polmoni preleva­ti da persone morte per trauma, tipicamente in seguito a gravi ferite alla testa, e quelli raggiunti con l'utilizzo di pol­moni provenienti da donatori eutanasizzati. Secondo il rapporto, tre pazienti su quattro di coloro a cui sono stati trapiantati polmoni provenienti da pazienti eutanasizzati sono stati dimessi dall'ospedale dopo 33 giorni «con eccellenti funzioni d'innesto post-trapianto e un precoce buon esito ricettivo», e tra quei riceventi si è verificato «un solo decesso nel reparto di terapia intensiva causato da
problemi indipendenti dal trapianto». «Tutti i donatori», si osserva nel rapporto, «avevano espresso il desiderio di offrire i propri organi una volta che la loro richiesta di accedere all'eutanasia fosse stata accettata secondo quanto stabilito dalla legge belga".

Come sottolinea il dottor Saunders, «dato che in Belgio la metà dei casi di eutanasia awiene senza la volontà espressa del malato, è solo una questione di tempo prima che gli organi siano prelevati dai pazienti senza consenso. Oggi in quel Paese i medici fanno cose che la maggior parte dei loro colleghi di altri Paesi del mondo giudicherebbe assolutamente orrende». Ana IItis, direttrice del Center for Bioethics Health and Society dell'Università di Wake Forrest nel North Carolina, in un intervento a Fox News, precisa: «Una volta accettata l'idea che i medici uccidano i pazienti, sembra logico che ne prelevino gli organi per i trapianti. La gente tende a rispondere con un "bleah", ma questa riposta dovrebbe essere indirizzata all'eutanasia». La IItis fa riferimento a un rapporto stilato della Canadian Medicai Association (CMA) che calcola il numero dei casi di eutanasia privi di esplicita richiesta da parte dei pazienti verificatisi in Belgio nel 2010. Secondo il CMA,
il 20% degli infermieri belgi intervistati dai ricercatori ha preso parte a operazioni eutanasiche e quasi la metà di loro ha ammesso di aver partecipato a «terminazioni senza richiesta o consenso. Fra questi si possono immaginare casi in cui è stata la famiglia del paziente a esprimere il consenso, ma, per come la comprendo io, la legge esige l'esplicita richiesta da parte del pazien­te». Intervistato da LifeSiteNews, il direttore dell'organiz­
zazione canadese Euthanasia Prevention Coalition, Alex Schadenberg, dice che siccome oggi l'eutanasia e il suicidio assistito vengono venduti alle masse come una panacea capace di mettere fine a ogni sofferenza, quanto accade in Belgio è presentato come un modo altruistico per fare del bene al prossimo attraverso le nostre morti.

«Le persone che quindi non moriranno per eutanasia o suicidio assistito», aggiunge Schadenberg, «verran­no considerate egoiste e quindi ostracizzate poiché le loro malattie protratte sino alla morte naturale impor­ranno alla società costosi esborsi di denaro oppure perché negheranno organi freschi e sani agli altri che ne hanno bisogno». Peraltro, conclude Schadenberg, «gli organi così utilizzati sono sani perché la persona che li dona spesso non è un malato terminale, ma un paziente che teme di awiarsi a una condizione di vita terminale. Continueranno a dirci che la cosa riguarda la libertà di scelta. Ma la scelta di che? Quella della scelta è solo una illusione; qui si tratta invece di impor­re la morte».




Thaddeus Baklinski, da Chiesa Cattolica 23/06/2011




lunedì 24 ottobre 2011

CONOSCO CRISTO!!!


Chiunque abbia avuto la possibilità di contemplare un dipinto appena restaurato e riportato dopo un lungo, paziente e faticoso lavoro, alla primitiva bellezza, al colore originario, alle fattezze, all’immagine pensata e realizzata dall’artista, che sembrava perduta ed è stata invece ritrovata, può comprendere lo stupore che si prova quando ci si imbatte nella persona d’un santo che , come Francesco d’Assisi, riconduce la propria umanità al progetto iniziale, alla primitiva bellezza infusa nell’uomo dal creatore.
Non abbiamo forse nella nostra vita di cristiani, sia pure devoti, a volte l’impressione di essere dominati da forze che non riconosciamo come nostre, che ci trascinano, che non riusciamo pienamente a dominare? E guardiamo ai santi che hanno vissuto in modo così radicalmente differente, non solo in maniera più intensa, ma “ qualitativamente differente “ che senza rompere con la tradizione, hanno vissuto un’avventura vitale eroica, frutto di un’autentica rinascita interiore.
Quand’è l’ultima volta che ci siamo sentiti così forti, padroni di noi stessi, liberi, ad un passo dal cielo? L’esperienza che nella vita somiglia di più a questi momenti, è quella dell’innamoramento, e….sorpresa, i santi proprio questo sono, degli autentici innamorati, che l’amato portano fisso nel cuore, nella mente, negli occhi, in tutti i cinque sensi ed oltre. Ossessionati, rapiti, estatici, capaci di passare ore ed ore ad evocare il nome dell’amata, a desiderare la sua presenza, ad esaltarne la bellezza, utilizzando tutti i sinonimi possibili ed immaginabili, come nelle litanie del rosario, noiose per le anime sterili, ma preziosi gioielli di affetti e riconoscenza per chiunque abbia un cuore che arde di grazia e benedizione.
E’ per tale motivo, forse, che San Bonaventura si domanda perplesso :” Chi potrebbe descrivere degnamente il fervore di carità che infiammava Francesco, amico dello sposo? Poiché egli, come un carbone ardente, pareva tutto divorato dalla fiamma dell’amore divino” ( Leg.M 9,1 ).
Il fervore della carità è stato come l’alimento più fecondo che ha vivificato la sua umile esistenza. “ L’uomo pieno di Dio” ( LegM 13,2 ) si lasciava avvolgere da fiamme di carità che si espandevano in un incendio inesausto, per cui egli divenne “ tutto assorbito nell’amore di Dio “ ( Spec. 113 ) . “ Dal principio della sua conversione sino alla fine sempre crebbe, come fuoco, nell’ardore dell’amore…”
L’esperienza serafica di Francesco viene rivissuta e integrata dai primi compagni e futuri seguaci. Le fonti storiche affermano che i primi francescani “ erano unanimi nell’amare Dio e il prossimo “ e “ tanto ardeva in essi il fuoco della carità, che avrebbero volentieri dato la vita l’uno per l’altro…” Contagiata da Francesco e dai compagni della prima ora, anche Chiara era “ ardente ed entusiasta nell’amore di Dio” ( 1Cel. 18 )
Cristo è tutto per Francesco : è la sua sapienza e la sua vita. Prima di diventare una visione teologica in San Bonaventura e Duns Scoto, il cristocentrismo fu un’esperienza vissuta, esistenziale di Francesco. Non c’è tempo e bisogno di moltiplicare le citazioni. Alla fine della vita, a un fratello che lo esortava a farsi leggere la Scrittura, Francesco rispondeva: “ Per quanto mi riguarda, mi sono già preso tanto dalle Scritture, da essere più che sufficiente alla mia meditazione e riflessione. Non ne ho più bisogno figlio: conosco Cristo povero e crocifisso.”

domenica 9 ottobre 2011

Remember I Love You

“Mentre scrivo questa lettera
ti mando il mio amore,
ricorda che sarò sempre
innamorato di te
Conserva queste poche parole
fino a quando saremo insieme
custodisci tutto il mio amore per sempre
P.S. ti amo, ti amo
Tornerò a casa da te amore
fino a quel giorno, amore
P.S. ti amo, ti amo
Mentre scrivo questa lettera
ti mando il mio amore
ricorda che sarò sempre
innamorato di te
Conserva queste poche parole
fino a quando saremo insieme
custodisci tutto il mio amore per sempre
P.S. ti amo, ti amo
Mentre scrivo questa lettera
ti mando il mio amore
(sai che voglio che tu)
ricorda che sarò sempre
innamorato di te (sì)
Tornerò a casa da te amore
fino a quel giorno, amore
P.S. ti amo, ti amo, ti amo
ti amo, ti amo, ti amo
ti amo”.
Beatles, P.S. I love you - 2:05
(Lennon, McCartney)
Album: Please Please Me (1963)

martedì 4 ottobre 2011

CIO’ CHE MI SEMBRAVA AMARO….


Come tutti i veri cristiani Francesco non muore, ma passa da questo mondo al Padre. Perciò il quattro ottobre non è un giorno di lutto, ma di autentica festa. Per questo non parliamo di fine ma di transito. Per questo il nostro volto non conosce mestizia ma brilla di gioia e di felicità.
E che non siano soltanto parole, lo testimoniano i fatti ed i racconti dei suoi fratelli. “ Mentre i frati versavano amarissime lacrime  e si lamentavano desolati” ( 2Cel.217 ), il nostro santo era nella gioia ed aveva una tale libertà di spirito da chiedere del prezzemolo ( 2 Cel. 251 ) e da dimostrare il desiderio di gustare per l’ultima volta certi dolcetti di frate Giacomina ( Fior. 1946 ) .
Frate Elia quasi si scandalizza “ Come può essere tanto felice dal momento che sta morendo ? Non dovrebbe forse il suo spirito concentrarsi sul pensiero della morte?.
La verità è che non potremo mai capre questo mistero e questa gioia dei santi se non ribaltiamo i termini della questione. Cos’è morte e cos’è vita? E , per farlo, dobbiamo ripensare ai primi tempi della conversione di San Francesco. Come lui, anche noi proviamo una singolare e spontanea repulsione per il modo in cui la nostra vita sembra concludersi. Da quando poi la società ha deciso di mettere Dio nel dimenticatoio, la morte ci fa ancora più orrore e tale repulsione sembra aumentare in proporzione all’accrescersi del progresso scientifico e del benessere , accompagnato da una certa ideologia e culto della salute che va ben oltre la doverosa e legittima lotta contro le malattie che affliggono l’uomo.
“ E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non abbia la mente ed il cuore rivolti a Dio; e desidera, circuendo il cuore dell’uomo, con il pretesto di ricompensa o di aiuto, togliere o soffocare la parola ed i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell’uomo attraverso la cura e le preoccupazioni di questo mondo. “ ( RnB 22,57-59 ) E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credeva di avere, saranno loro tolte (FF.211 ) .
E’ la stessa visione biblica che  quando parla di vita e di morte intende in realtà l’amicizia o l’eterna separazione da Dio.
La morte crea imbarazzo. E’ un incidente, meglio non parlarne, o, se proprio si deve, meglio usare metafore, luoghi comuni. Così ti piomba addosso all’improvviso ed il tuo ricordo presto svanisce insieme alla vanità delle tue azioni.
Ma così Cristo non può salvarti perché non hai mai obbedito al suo comando che ti invita a leggere con sguardo lucido il tuo destino “ Convertitevi e vivrete “.
In effetti la conversione richiesta dal vangelo implica una certa forma di morte che ci conduce ad una vita nuova, attraverso la conformazione a Cristo.
E’ singolare ed impressionante al tempo stesso come proprio la conversione ribalti anche il nostro rapporto con la morte tanto che le parole del testamento di Francesco laddove si accenna all’incontro col lebbroso possono tranquillamente applicarsi al suo incontro con sorella morte.
“ Ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo. E di poi, stetti un poco ed uscii dal mondo. “ (2 test. 1-4 FF.110 )
 
Antonio Fasolo Ofs