Sono
passati 760 anni dal cosiddetto "miracolo di Natale", quando
Chiara d'Assisi, malata e immobile nel suo giaciglio in San Damiano quella
notte del 1252, assistette in un momento di visione mistica alla celebrazione
della messa che avveniva nel medesimo tempo, con Francesco e i suoi frati alla
Porziuncola. Rileggiamo quella straordinaria testimonianza che le Fonti e la
tradizione francescana conducono fino a noi.
Dalla
Leggenda di S. Chiara - CAPITOLO XIX FF. 3212
Una
consolazione veramente mirabile che il Signore le donò nella malattia
Inoltre,
come lei nella sua malattia ben si ricordava del suo Cristo, così anche Cristo
la visitava nelle sue infermità.
In
quell'ora del Natale, quando il mondo giubila con gli angeli per il Bambino
appena nato, tutte le Donne si avviano per il Mattutino al luogo della
preghiera, lasciando sola la Madre gravata dalle infermità.
E, avendo cominciato a pensare a Gesù piccolino e a dolersi molto di non poter partecipare al canto delle sue lodi, sospirando gli dice: «Signore Iddio, eccomi lasciata qui sola per Te!». Ed ecco, all'improvviso, cominciò a risuonare alle sue orecchie il meraviglioso concerto che si faceva nella chiesa di San Francesco.
Udiva i frati salmeggiare nel giubilo, seguiva le armonie dei cantori, percepiva perfino il suono degli strumenti. Il luogo non era affatto così vicino da consentire umanamente la percezione di quei suoni: o quella celebrazione solenne fu resa divinamente sonora fino a raggiungerla, oppure il suo udito fu rafforzato oltre ogni umana possibilità.
Anzi, cosa che supera questo prodigio di udito, ella fu degna di vedere perfino il presepio del Signore.
Quando, al mattino, le figlie andarono da lei, la beata Chiara disse: «Benedetto il Signore Gesù Cristo, che non mi ha lasciata sola, quando voi mi avete abbandonata! Ho proprio udito, per grazia di Cristo, tutte quelle cerimonie che sono state celebrate questa notte nella chiesa di Santo Francesco».
E, avendo cominciato a pensare a Gesù piccolino e a dolersi molto di non poter partecipare al canto delle sue lodi, sospirando gli dice: «Signore Iddio, eccomi lasciata qui sola per Te!». Ed ecco, all'improvviso, cominciò a risuonare alle sue orecchie il meraviglioso concerto che si faceva nella chiesa di San Francesco.
Udiva i frati salmeggiare nel giubilo, seguiva le armonie dei cantori, percepiva perfino il suono degli strumenti. Il luogo non era affatto così vicino da consentire umanamente la percezione di quei suoni: o quella celebrazione solenne fu resa divinamente sonora fino a raggiungerla, oppure il suo udito fu rafforzato oltre ogni umana possibilità.
Anzi, cosa che supera questo prodigio di udito, ella fu degna di vedere perfino il presepio del Signore.
Quando, al mattino, le figlie andarono da lei, la beata Chiara disse: «Benedetto il Signore Gesù Cristo, che non mi ha lasciata sola, quando voi mi avete abbandonata! Ho proprio udito, per grazia di Cristo, tutte quelle cerimonie che sono state celebrate questa notte nella chiesa di Santo Francesco».
Attenzione ! S. Chiara udì la liturgia
che i frati celebravano nella vicina chiesa ma vide ( così alcuni intendono
interpretare le parole della Legenda ) non un presepe fittizio bensì proprio
quello di Betlemme ( “ella fu degna di vedere perfino il presepio
del Signore “ )
19 Mira, in alto, la povertà di Colui che fu deposto nel presepe
avvolto in poveri pannicelli. 20 O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! 21
Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra, è adagiato in una
mangiatoia! ( LETTERE A SANTA AGNESE DI
PRAGA - LETTERA QUARTA )
Vergine
poverella, culla del Figlio di Dio….
Per Chiara la povertà - così amata e
così citata nei suoi scritti - è la ricchezza dell'anima che, spogliata dei
propri beni, si apre allo «Spirito del Signore e alla sua santa operazione»
(cfr. Reg. S. Ch. X,10: FF 2811), come conca vuota in cui Dio può riversare
l'abbondanza dei suoi doni. Il parallelo Maria-Chiara compare nel primo scritto
di San Francesco, nella «Forma vivendi» data a Chiara «Per divina ispirazione
vi siete fatte figlie e serve dell' altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi
siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione
del santo Vangelo» (Forma vivendi, in Reg. S. Ch. VI,3: F 2788).
Chiara e le sue sorelle sono dette
«spose dello Spirito Santo»: termine inusitato nella storia della Chiesa, dove
la suora, la monaca è sempre qualificata come «sposa di Cristo». Ma
riecheggiano qui alcuni termini del racconto lucano dell'Annunciazione (cfr. Lc
1, 26-38), che diventano parole-chiave per esprimere l'esperienza di Chiara:
l'«Altissimo», lo «Spirito Santo», il «Figlio di Dio», la «serva del Signore»
e, infine, quella «adombrazione» che è per Chiara la velazione, allorché i suoi
capelli, recisi, cadono ai piedi dell'altare della Vergine Maria nella
Porziuncola, «quasi davanti al talamo nuziale» (cfr. Legg. S. Ch. 8: FF
3170-3172).
3. L'«operazione dello Spirito del
Signore», che ci è donato nel Battesimo, è quella di creare nel cristiano il
volto del Figlio di Dio. Nella solitudine e nel silenzio, che Chiara sceglie
come forma di vita per sé e per le sue consorelle tra le poverissime pareti del
suo monastero, a mezza costa tra Assisi e la Porziuncola, si dissipa la cortina
di fumo delle parole e delle cose terrene, e la comunione con Dio diviene
realtà: amore che nasce e che si dona.
Chiara, chinata in contemplazione sul
Bambino di Betlemme, così esorta: «Poiché questa visione di lui è splendore
dell'eterna gloria, chiarore della luce perenne e specchio senza macchia, ogni
giorno porta l'anima tua in questo specchio... Mira la povertà di Colui che fu
deposto nel presepe e avvolto in poveri pannicelli. O mirabile umiltà e povertà
che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra, è
adagiato in una mangiatoia!» (Lett. IV,14. 19-21: FF 2902-2904).
Ella neppure s'accorge che anche il suo
grembo di vergine consacrata e di «vergine poverella» attaccata a «Cristo
povero» (cfr. Lett. II,18: FF 2878) diviene, per via di contemplazione e di
trasformazione, una culla del Figlio di Dio (Proc. IX, 4: FF 3062). È la voce
di questo Bambino che dall'Eucaristia, in un momento di grande pericolo -
quando il monastero sta per cadere in mano a truppe saracene al soldo
dell'imperatore Federico II -, la rassicura: «Io vi custodirò sempre!» (Legg.
S. Ch. 22: FF 3202).
Nella notte di Natale del 1252, Gesù
Bambino trasporta Chiara lontano dal suo lettuccio di inferma e l'amore, che
non ha luogo né tempo, la avvolge in una esperienza mistica che la immerge
nell'abisso infinito di Dio.
( IOANNES PAULUS PP. II - 11 agosto,
memoria liturgica di Santa Chiara d'Assisi, dell'anno 1993, quindicesimo di
Pontificato )
Dio
misericordioso, che hai ispirato alla santa Madre Chiara un ardente amore per
la povertà evangelica, per sua intercessione concedi anche a noi di seguire
Cristo povero e umile, per godere della tua visione nella perfetta letizia del
tuo regno. Amen
Antonio
Fasolo Ofs