martedì 12 giugno 2012

MIO NONNO SI CHIAMAVA ANTONIO




Mio nonno si chiamava Antonio ( per gli amici 'Ntoni o meglio ‘ntonitto a causa dell’aspetto minuto )  e forse prima di lui si chiamava così pure il nonno di suo nonno ed anche il trisavolo….Mio nonno ci teneva però a sottolineare l’appartenenza al santo giusto,Antonio di Padova, non quell’altro…quello dei maiali!!! Non sapeva certo che S.Antonio da Padova prima d’esser religioso si chiamava Fernando ed era nato a Lisbona e prese quel nome antico ed affascinante di cui non si riesce a definire l’etimo se non in maniera approssimativa, proprio da Antonio il Grande, Antonio Abate, l’eremita del deserto che nella tradizione popolare divenne anche il protettore degli animali. Molti personaggi famosi si chiamarono Antonio, come il rivale di  Ottaviano Augusto, l’amante di Cleopatra il quale fece ahimè una brutta fine…per non parlare di Antonio Vivaldi o di Antonio Salieri ( il rivale di Mozarth ). Una pletora di santi, letterati, artisti fra cui il grande Totò De Curtis etc.portano questo nome che non si sa  se derivi dal latino Antonius, dall’etrusco  Anto che vorrebbe dire "colui che fronteggia i suoi avversari", o "inestimabile". O dal  greco ánthos (fiore). 


A me piace credere che venga proprio da lì, da un qualche idioma greco arcaico in cui c’entra la parola fiore associata ad un che di particolare e inestimabile, un fiore raro e stupendo. Mi piacerebbe dare questa spiegazione a  mio nonno ‘ntonitto ... Me lo ricordo ancora sull’uscio della bottega di paese a scrutare il giorno dell’arrivo dei nipoti, il giorno bello e solare, caldo ed estivo delle vacanze tanto agognate e la sua mano a frugare in tasca in cerca d’una manciata di caramelle . Quando nacqui ( e fu nel secolo scorso! ) la vicina di casa di mia madre aveva da poco perso un figlio a causa d’un tragico incidente. Antonio si chiamava …e qualche giorno dopo quel lutto nacqui io. C’è in effetti nel nome Antonio anche un qual cosa che ha a che fare col dolore …Ah il terribile fuoco di S. Antonio per esempio !!! e sempre la signora Franca ( così si chiamava quella vicina ) mi volle un  bene matto e fu per me come una seconda mamma, soprattutto ogni volta che la prima entrava ed usciva dagli ospedali .

La signora Franca frequentava con assiduità la basilica di S, Antonio al Laterano ed ogni volta che tornava a casa non mancava di regalarmi un santino del mio patrono. Credo che già allora cominciavano ad annodarsi i legami che mi avrebbero condotto da adulto ad avere un particolare rapporto con questo sacro luogo di Roma. 



Tutto questo per dire cosa, voi vi starete chiedendo???  Oggi su Avvenire ho letto questa bellissima riflessione di  Mariapia Veladiano :
  
Nessun nome nostro è solo nostro.
Alcuni nomi portano naturalmente e con grazia la memoria di un nonno, a volte uno stormo intero di antenati, e insieme l'eredità di un corpo che è stato: gli occhi blu malandrino di un bisavolo, le dita eleganti di un nonno, il ciuffo ostinato di uno zio.
Altri nomi tengono il capo di un filo di storie che non si lasciano dimenticare. Una santa poverella fatta grande dal suo credere e qualcosa di quel mistero sentiamo di portarlo. Oppure un re col suo corteo di guerre, e forse il nostro arco sempre teso è un ricordo del suo combattere. O sono storie di famiglia, un bisavolo impettito nel ritratto della leva, una nonna di cui sappiamo la grafia limpida come la traccia di una cometa e vien voglia di riordinare il mondo.
Altri nomi ancora portano un dolore dentro e a volte lo curano come un regalo che non si aspetta. Un nostro affetto è partito troppo presto, una vita nuova ci fa rinascere al domani e il nome è il tempo che si mescola all'eterno.
Certo veniamo da lontano e non è strano sentirsi un po' abitati, forse anche accompagnati. Ma quando oggi il nostro nome viene chiamato, siamo noi che rispondiamo.
Ogni nostro nome è solo nostro per quel frammento di eternità nel quale ci appartiene.

Scusatemi se vi ho raccontato queste cose,forse annoiandovi,  ma a volte qui sul Web come nella vita …è più facile confidarsi con un estraneo che con un amico!!! . 

Un saluto a tutti, Antonio.

venerdì 8 giugno 2012

SOMEWHERE OVER THE RAINBOW

Da qualche parte sopra l'arcobaleno
proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà

un giorno esprimerò un desiderio

su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io?

Beh vedo gli alberi del prato e

anche le rose rosse
le guarderò mentre fioriscono
per me e per te
e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

Beh vedo cieli blu e nuvole bianche

e la luminosità del giorno
mi piace il buio e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

I colori dell'arcobaleno così belli nel cielo

sono anche sui visi delle persone che passano
vedo degli amici che salutano
dicono "come stai?"
in realtà stanno dicendo "ti voglio bene"
ascolto i pianti dei bambini
e li vedo crescere
impareranno molto di più
di quello che sapremo
e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

un giorno esprimerò un desiderio

su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
ci sono i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io? 
 

domenica 3 giugno 2012

Quella ferita che non si lascia dimenticare....




Capita di dover vivere con un'ombra che ci precede nel nostro andare, sempre. È la ferita che non si lascia dimenticare. Spesso la conosciamo, con il suo corredo di gesti subiti, parole precise, odori che non si disperdono più.
A volte invece può venire da lontano e noi nemmeno lo sappiamo. È un segreto di famiglia, protetto col silenzio, perché non faccia male ai bambini, che arrivano alle spalle in un frullare di passi senza quasi muovere l'aria e subito si deve tacere.
Ma c'è sempre il giorno in cui ci sfiora quasi senza peso la parola sfuggita, e spariglia l'ordine dei nostri anni. E improvvisamente sappiamo di esistere da prima di essere nati, perché un abbandono antico di due generazioni ci dà quel soprassalto nella notte, e ci muove i piedini verso il letto grande, a contare se tutti e due son lì, a rimediare oggi al partire di allora. Oppure, una povertà che non sappiamo rappresentare ci attraversa e vogliamo penne, colori, quaderni e libri che qualcuno lontano ha solo sognato. E vestiti anche.
Oppure finalmente scopriamo, per esteso e per minuto, da dove arriva la malinconia che ci è compagna, e la guardiamo con una dolcezza nuova, perché non è tutta nostra, e ci sembra più leggera.
Rinascere non ci è dato, ma esser parte di una storia ci dà un posto in cui trovar riposo. 


 A cura di Mariapia Veladiano