venerdì 26 ottobre 2012

mercoledì 24 ottobre 2012

VEDERE E CREDERE - San Francesco uomo di fede.




Dici Francescani? Intendi uomini di pace. Oggi nella maggior parte dei casi, noi francescani siamo identificati quali uomini che combattono in prima fila nell’ambito della promozione della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato. Questo aspetto del nostro carisma corrisponde certo in maniera significativa alle attese del nostro tempo. Esso merita dunque, ed a ragione,  il nostro impegno convinto e fedele.
E’ pur vero che quello francescano è un carisma di ampio respiro e dalle molteplici sfaccettature. Esso è  più ampio e forte e complesso di quanto il mondo creda, e merita di essere considerato perciò in una prospettiva completa, la sola a mio avviso che può escludere malintesi o etichettature generiche.
Giovanni Paolo II diceva in  un suo discorso che, soltanto restando fedeli al loro carisma fondamentale, i francescani possono rendere un servizio valido alla Chiesa e al mondo,. In caso contrario rischiano di essere trascinati dall’efficientismo tipico di molte realtà umane e cadono nell’insignificanza della manovalanza generica.
Cosa può servirci dunque in maniera così essenziale da essere messo al primo posto nei nostri programmi? Solo un’ autentica testimonianza di fede, di radicalismo cristiano, può consentirci di uscire fuori dall’ambito mediocre e soffocante dell’umanesimo orizzontale, dove la fiducia nella redenzione di Cristo è sostituita da un vago “ volemose bene “, svuotato dal di dentro, dei valori trascendenti, quindi incapace di entusiasmare, anzi meritevole di disprezzo, come il sale evangelico che perdendo sapore viene gettato via e calpestato dagli uomini.
Francesco fu uomo di fede, e di fede severamente ortodossa :” Dame fede recta “ chiedeva infatti all’inizio della sua conversione davanti al crocefisso di San Damiano.
Ripensando alla sua vita dobbiamo chiederci : che ruolo giocò in lui la fede? E diamoci pure questa risposta : fu decisiva. Fu una dimensione che condizionò tutto nella sua esistenza: cuore, mente, affetti.

[142]
Perciò tutti coloro che videro il Signore Gesù secondo l'umanità, ma non videro né credettero, secondo lo spirito e la divinità, che egli è il vero Figlio di Dio, sono condannati. E così ora tutti quelli che vedono il sacramento, che viene santificato per mezzo delle parole del Signore sopra l'altare nelle mani del sacerdote, sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non credono, secondo lo spirito e la divinità, che è veramente il santissimo corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati, ...

Qui occorre ritornare al testo della Ammonizione I, in cui Francesco traccia una analogia tra gli occhi dei discepoli che vedono il corpo di Gesù nella carne e vi riconoscono nella fede il Figlio di Dio e lo sguardo che occorre portare all’Eucaristia: si vede il pane ma nella fede riconosciamo che si tratta del corpo di Cristo. Successivamente il Santo di Assisi paragona l’esperienza di fede degli apostoli alla nostra fede nell’eucaristia:

E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra
a noi nel pane consacrato; e come essi con gli occhi del loro corpo vedevano
soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano
che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi
del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo
corpo e sangue vivo e vero.

C’è, infatti, un vedere che non crede ed un vedere credente. La vera fede implica un certo modo di “vedere”, tanto da poter parlare di “occhi spirituali”. Il vedere secondo la carne non tanto si ferma, per così dire, all’apparenza ma equivoca su di essa; come se la realtà consistesse solo in ciò che si dà immediatamente ai sensi. Il vedere con gli occhi dello spirito porta a “vedere e credere”, ossia a guardare la realtà cogliendo in essa la presenza del mistero divino. Si può dire in definitiva che si vede veramente solo se si crede. Pertanto si deve dire che per Francesco la vita della fede è profondamente in rapporto con il sacramento.

Non solo Francesco è un uomo di fede ortodossa ma la sua fede è dunque fortemente eucaristica. Egli crede fermamente nella presenza reale di Cristo nell’Ostia consacrata. Nel Testamento ricorda inoltre che il Signore gli dette tanta fede nelle chiese e nei sacerdoti. Non si tratta di fede verso una Chiesa o verso dei sacerdoti ideali, come potremmo facilmente essere indotti a credere, ma nei confronti di chiese concrete ( usa il plurale ) spesso diroccate come S. Damiano e la Porziuncola, che egli deve restaurare a mani nude, o verso sacerdoti a volte indegni e peccatori, ma pur sempre verso realtà in cui è presente e si può incontrare Gesù Cristo: è infatti nella Chiesa che Dio parla e si rivolge a Francesco.

[111]
E il Signore mi dette tale fede nelle chiese che io così semplicemente pregavo e dicevo:

                               Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo,
                               qui e in tutte le tue chiese
                               che sono nel mondo intero,
                               e ti benediciamo,
                               perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
 
[112]
Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.
La Chiesa è il luogo in cui si incontra Cristo, parola di Dio fatta carne e le sue sono parole che ci fanno capire con quale intensità il mistero eucaristico costituisca per Francesco il cuore della vita di fede.
[113]
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri.
Si può dire in definitiva che si vede veramente solo se si crede. Davanti al segno eucaristico il vedere della fede implica il vedere che questo sia realmente il corpo e il sangue di Cristo, come i discepoli attraverso gli occhi spirituali credevano che quell’uomo che avevano davanti era veramente il figlio di Dio.
A questo proposito è pure significativa la citazione di Mt. 28,20 a conclusione del testo in riferimento all’eucarestia. “ Io sono con voi fino alla fine del mondo “.  Francesco è il primo che interpreta questo testo in chiave eucaristica.
[51]
Tutti i frati siano cattolici, vivano e parlino cattolicamente. Se qualcuno poi a parole o a fatti si allontanerà dalla fede e dalla vita cattolica e non se ne sarà emendato, sia espulso totalmente dalla nostra fraternità.
Non è affatto vero che Francesco consideri la Chiesa “ misera e necessaria “ , la cui forma romana sarebbe una minaccia per la forma evangelica, come qualcuno ha scritto o pensato. Si tratta evidentemente d’una interpretazione ideologica.
La conversione di Francesco è essenzialmente una riscoperta esistenziale e radicale della fede cristiana ( vivere il Vangelo ) .
Infine, mi sembra necessario ricordare come per Francesco la fede sia essenzialmente un dono che va accolto con gratitudine e coltivato, innanzitutto mediante la preghiera. È un dono non acquisito una volta per sempre. Per questo nella Regula non Bullata troviamo un’interessante esortazione a questo proposito: «umilmente preghiamo e supplichiamo perché perseveriamo nella vera fede». Anche qui troviamo un invito a non trascurare la vita di fede, chiedendo a Dio di mantenerci sulla giusta traiettoria del credere. Si tratta, infatti, di perseverare non in un credere generico ma nella vera fede, affinché il nostro credere sia realmente atto teologale e non si riduca mai a mera “credulità”.
E’ la fede l’orizzonte sotto il quale ha potuto sorgere l’esperienza cristiana di Francesco d’Assisi fino a condensarsi nella regola, nelle sue diverse riscritture, per diventare così nostra eredità.
Dunque sempre la fede deve essere l’orizzonte del nostro vivere “ secondo la forma del santo vangelo “.
Antonio Fasolo Ofs

O alto e lorioso Dio,
illumina el core mio.
Dame fede dricta,
speranza certa
carità perfecta,
humiltà profonda,
senno e cognoscemento,
che io servi li toi comandamenti. Amen
[276]

Per approfondire :
 Paolo Martinelli : SAN FRANCESCO E LA FEDE.
ATTUALITÀ DI UNA ESPERIENZA CRISTIANA.