giovedì 24 ottobre 2013

ESORTAZIONE DI SAN FRANCESCO AI FRATELLI E ALLE SORELLE DELLA PENITENZA



Nel nome del Signore!
Di quelli che fanno penitenza
Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, con tutta la loro forza (cf. Mc 12,30) ed amano il loro prossimo come se stessi (cf. Mt 22,39), ed odiano il proprio corpo con i suoi vizi e peccati, e ricevono il corpo ed il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno degni frutti di penitenza: quanto mai sono felici questi e queste, facendo tali cose e perseverando in esse, perché su di esse riposerà lo spirito del Signore (cf. Is 11,2) e stabilirà in essi la sua abitazione e la sua dimora (cf. Gv 14,23), e sono figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del nostro Signore Gesù Cristo (cf. Mt 12,50).
Siamo sposi quando con il vincolo dello Spirito Santo l'anima fedele si congiunge al nostro Signore Gesù Cristo. Gli siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli (Mt 12,50). Madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo (cf. 1 Cor 6,20) per virtù dell'amor di Dio e di pura e sincera coscienza; lo partoriamo con le opere sante, che debbono illuminare gli altri con l'esempio (cf. Mt 5,16).
O come è cosa gloriosa, avere un Padre santo e grande nei cieli! O come è cosa santa, avere un tale sposo, paraclito, bello e ammirabile! O come è cosa santa e come è cosa amabile, possedere un tale fratello ed un tale figlio, piacevolissimo, umile, pacifico, dolce, amabile e sopra tutte le cose desiderabile: il Signore nostro Gesù Cristo, che diede la sua vita per le pecore (cf. Gv 10,15) e pregò il Padre dicendo: Padre santo, conserva nel tuo nome (Gv 17,11) quelli che mi hai dato nel mondo; erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). E le parole che hai dato a me, io le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute ed hanno creduto veramente che io sono uscito da te ed hanno conosciuto che tu mi hai inviato (Gv 17,8). Prego per essi e non per il mondo (cf. Gv 17,9). Benedicili e santificali (Gv 17,17) e per essi io santifico me stesso (Gv 17,19). Non prego solo per essi, ma anche per quanti crederanno in me per la loro parola (Gv 13,20) affinché siano santificati nella unità (cf. Gv 17,23) come noi (Gv 17,11). E voglio, o Padre, che, dove sono io, siano anch'essi con me, perché possano vedere la mia gloria (Gv 17,24) nel tuo regno (Mt 20,21). Amen.

Di quelli che non fanno penitenza
Tutti quelli e quelle, che non fanno penitenza, e non ricevono il corpo ed il sangue del nostro Signore Gesù Cristo, e vivono nei vizi e peccati e camminano dietro alta prava concupiscenza ed alle cattive brame della loro carne, e non osservano quanto promisero al Signore, e servono col corpo al mondo, ai desideri carnali ed alle sollecitudini del secolo ed agli affari di questa vita: schiavi del diavolo, di cui sono figli e di cui fanno le opere (cf. Gv 8,41), sono ciechi, perché non riconoscono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. Non possiedono la sapienza spirituale, perché non possiedono il Figlio di Dio che è la vera sapienza del Padre, dei quali è scritto: La loro sapienza è stata divorata (Sal 106,27); e: Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti
(Sal 118,21).
Vedono e lo riconoscono, sanno di fare il male e lo fanno e così consapevolmente mandano in rovina la loro anima. Aprite gli occhi, o ciechi, ingannati dai vostri nemici: dalla carne, dal mondo e dal diavolo; poiché è cosa dolce per il corpo commettere il peccato e gli è cosa amara farlo servire a Dio; poiché tutti i vizi ed i peccati escono dal cuore degli uomini e da lì procedono, come dice il Signore nel Vangelo (cf. Mc 7, 21).
E così non avete niente di buono in questo mondo e non ne avrete per il futuro. E pensate di possedere a lungo le cose vane di quaggiù, ma vi fate imbrogliare, poiché verrà un giorno ed un'ora, che non pensate, che non conoscete e che ignorate; s'ammala il corpo, s'avvicina la morte e così l'uomo muore di una morte amara. E dovunque, in qualsiasi tempo e modo l'uomo muoia in peccato mortale senza penitenza e soddisfazione, se può soddisfare e non soddisfa, allora il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con tanta angustia e tribolazione, che nessuno può immaginare, tranne colui che ciò subisce. E saranno loro tolti (cf. Lc 8,18; Mc 4,25) tutti i talenti ed il potere e la scienza e la sapienza (2 Par 1,12), che credevano di possedere. E lasciano tutto ai parenti ed agli amici e dopo che essi si sono tolti e divisi i suoi beni soggiungono: Maledetta sia l'anima sua, poiché avrebbe potuto darci di più e guadagnare di più di quanto non abbia guadagnato. I vermi (intanto) divorano il corpo, e così hanno mandato alla malora il corpo e l'anima nel breve periodo di tempo di questo mondo, e se ne andranno all'inferno, ove saranno tormentati all'infinito. Per la carità che è Dio (cf. 1 Gv 4,16), preghiamo tutti coloro, ai quali giungerà questa lettera, di ricevere benignamente per amore di Dio queste olezzanti parole del nostro Signore Gesù Cristo, come sopra riferite. E quanti non sanno leggere, se le facciano leggere spesso; e le conservino presso di sé mettendole santamente in pratica sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv 6,64). E coloro che non faranno ciò, saranno tenuti a rendere conto nel giorno del giudizio (cf. Mt 12,36) davanti al tribunale del nostro Signore Gesù Cristo (cf. Rm 14,10).


mercoledì 16 ottobre 2013

LA FORMAZIONE INIZIALE NELL'OFS - Tra entusiasmo e perseveranza.




La predicazione di S. Francesco, raccontano i suoi primi biografi, era tanta e tale da lasciare un segno permanente in quelli che la udivano. Sia che si trattasse di meraviglia, di sorpresa , sia che suscitasse sentimenti contrastanti quali stupore , gioia o amarezza e  contrizione per i propri peccati, le parole di S. Francesco non lasciavano indifferenti e forse non solo le parole ma anche i gesti e la mimica che sapientemente accompagnava ogni sua espressione verbale. Fatto sta che dopo le sue prediche infiammate erano in molti a sentirsi chiamati in causa, interrogati, provocati a cambiar vita e costume. Non sembra fosse merito di qualità esteriori, come ben gli ricorda frate Masseo interrogandosi per ben tre volte : “ perché a te, perché a te, perché a Te tutto il mondo viene dietro etc...” Sembra che questa sua capacità di fascinare le folle si sia mantenuta inalterata nel corso dei secoli., durante i quali la “ sua triplice milizia” come la chiama Giordano da Giano, ovvero i tre Ordini e le loro molteplici ramificazioni, hanno proliferato regalando alla Chiesa un nugolo di santi, sante e beati, nonché una schiera innumerabile di devoti che tanto bene hanno testimoniato il vangelo nel dono totale della propria vita. Ed oggi sfido chiunque a trovare qualcuno che osi dire male di S. Francesco d’Assisi. Anche i non credenti lo amano e se non lo amano lo ammirano, e se non  lo ammirano gli riconoscono comunque una superiorità morale assolutamente inconfutabile.
Paradossalmente tutto questo può rappresentare un problema per chi ha il compito di discernere la bontà o meno della vocazione alla vita francescana. Per ovvi limiti mi riferisco a coloro che bussano alle porte della nostra fraternità manifestando l’intenzione di seguire la forma di vita francescana nell’ambito dell’Ordine Francescano Secolare. L’entusiasmo iniziale ,anche se apprezzabile, non può considerarsi un fattore determinante a garantire il successo di quella vocazione.  Ci si auspica che esso si mantenga inalterato nel tempo. Ma nei fatti e ringraziando il cielo, questo non è possibile. Come l’innamoramento dei fidanzati deve lasciar il posto a un amore maturo, consapevole, paziente e, soprattutto costante nel tempo sia in periodi gioia che di dolore, così la chiamata a vivere il vangelo secondo la regola dell’Ofs, deve maturare in una scelta considerata e non impulsiva, che comporterà la necessità di vivere in uno stato di penitenza e conversione permanente, lungi dunque dal considerarsi esaurita con la sospirata promessa di vita evangelica dichiarata di fronte alla Chiesa nel momento della professione solenne.
Ciò che si richiede ai novizi non è dunque iniziare un cammino di conversione e neanche portarlo avanti per molto tempo, si richiede piuttosto di condurlo alle estreme conseguenze, con fedeltà e perseveranza, in compagnia di altri fratelli che hanno fatto la stessa scelta, che li hanno preceduti e che li seguiranno, consegnando tutta la propria vita presente e futura nelle mani di Dio.


 Dal vangelo secondo Luca ( 14,25-33 )

[25]Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: [26]«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. [27]Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
[28]Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? [29]Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: [30]Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. [31]Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? [32]Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. [33]Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

III. L'obbedienza perfetta


[148]
Dice il Signore nel Vangelo: " chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo", e " Chi vorrà salvare la sua anima, la perderà".
Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo colui che sottomette totalmente se stesso all'obbedienza nelle mani del suo superiore. E qualunque cosa fa o dice che egli sa non essere contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza.
[151]
Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro e ritornano al vomito della propria volontà. Questi sono degli omicidi e sono causa di perdizione per molte anime con i loro cattivi esempi.