venerdì 29 novembre 2013

IO PENSO CHE...

 
 
Io penso che tu ne abbia abbastanza Signore 
della gente che, sempre, parla di servirti con piglio da condottiero, 
di conoscerti con aria da professore, di raggiungerti con regole sportive, 
di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.
Un giorno in cui avevi voglia d'altro hai inventato S. Francesco e ne hai fatto il tuo giullare.

Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che danzi la propria vita con te.
 
 ( Madeleine Delbrêl )

FESTA DI TUTTI I SANTI FRANCESCANI !

O Dio onnipotente, che ti sei degnato di dare maggiore Luce alla tua Chiesa con mirabile esempio nel Serafico padre San Francesco d’Assisi e svariata fioritura di santità seràfica in tutto il mondo, concedi a noi di imitare gli esempi di tanti gloriosi confratelli, e di conseguire nei cieli la corona riservata ai giusti.
Confortaci, donaci il tuo Spirito, perché insieme con i tuoi Santi Francescani del primo secondo e terzo ordine, formiamo in Cristo un cuore solo e un'anima sola, per risorgere con lui nella gloria.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Santissima Vergine Maria, Patrona dell’Ordine Serafico prega per noi.

LITANIE DEI SANTI FRANCESCANI
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, pietà Cristo, pietà
Signore, pietà Signore, pietà
Santa Maria, Madre di Dio prega per noi
San Michele prega per noi
Voi tutti santi Angeli di Dio pregate per noi
San Giovanni Battista prega per noi
San Giuseppe prega per noi
Santi Pietro e Paolo pregate per noi
Santa Maria Maddalena prega per noi
Santi Stefano e Lorenzo pregate per noi
San Basilio prega per noi
Sant'Agostino prega per noi
Sant'Antonio prega per noi
San Benedetto prega per noi
San Domenico prega per noi
Santo Padre nostro Francesco prega per noi
Santa Madre Chiara prega per noi
Santi Berardo e compagni martiri pregate per noi
San Fedele prega per noi
Voi tutti santi martiri dell'Ordine Serafico pregate per noi
San Bonaventura prega per noi
Sant'Antonio di Padova prega per noi
San Bernardino prega per noi
San Diego prega per noi
San Pietro d'Alcàntara prega per noi
San Felice da Cantalice prega per noi
San Pasquale prega per noi
San Francesco Solano prega per noi
San Lorenzo da Brindisi prega per noi
San Giuseppe da Copertino prega per noi
San Leonardo da Porto s.Maurizio prega per noi
San Corrado da Parzham prega per noi
San Ludovico prega per noi
Sant'Elzeàrio prega per noi
San Corrado da Piacenza prega per noi
San Leopoldo Mandic prega per noi
San Massimiliano Kolbe prega per noi
San Crispino da Viterbo prega per noi
Beato Innocenzo da Berzo prega per noi
Sant'Agnese d'Assisi prega per noi
Santa Coleta prega per noi
Santa Caterina da Bologna prega per noi
Santa Veronica Giuliani prega per noi
Santa Elisabetta d'Ungheria prega per noi
Santa Rosa da Viterbo prega per noi
Santa Maria Francesca prega per noi
Santa Margherita da Cortona prega per noi
Beata M. Maddalena Martinengo prega per noi
Voi tutti Santi e Sante dell'Ordine Serafico pregate per noi
Nella tua misericordia salvaci, Signore
Da ogni male salvaci, Signore
Da ogni peccato salvaci, Signore
Dall'odio e dalla violenza salvaci, Signore
Dalla malvagità e dall'ingiustizia salvaci, Signore
Dalla morte eterna salvaci, Signore
Per la tua incarnazione salvaci, Signore
Per il tuo santo Battesimo salvaci, Signore
Per la tua morte e risurrezione salvaci, Signore
Per il dono dello Spirito Santo salvaci, Signore
Noi peccatori Ti preghiamo, ascoltaci

* Perché tu doni alla santa Chiesa una vita sempre più feconda con l'offerta e l'apostolato dei tuoi figli. Ti preghiamo, ascoltaci
* Perché tu accresca nel tuo servo il nostro Papa Benedetto XVI e in tutto il Collegio episcopale i doni dello Spirito Santo. Ti preghiamo, ascoltaci
* Perché tu illumini e guidi la vita e l'opera dei religiosi, a beneficio di tutta l'umana famiglia. Ti preghiamo, ascoltaci
* Perché tu unisca più intimamente all'opera redentrice del tuo Figlio coloro che professano i consigli evangelici. Ti preghiamo, ascoltaci

* Perché tu ricompensi con la pienezza delle tue benedizioni i genitori che hanno offerto a te i loro figli. Ti preghiamo, ascoltaci

* Manda nuovi operai nella tua messe. Ti preghiamo, ascoltaci

* Dona a tutti i cristiani l'unità della fede. Ti preghiamo, ascoltaci

* Conduci tutti gli uomini alla verità del Vangelo. Ti preghiamo, ascoltaci

* Perché tu renda noi stessi sempre più conformi a Cristo, primogenito tra molti fratelli. Ti preghiamo, ascoltaci

* Conforta i nostri fratelli infermi e sofferenti. Ti preghiamo, ascoltaci

* Concedi a tutti i defunti la gioia del tuo regno. Ti preghiamo, ascoltaci

Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci
Cristo esaudiscici Cristo esaudiscici

Pregate per noi Voi tutti Santi e Beati Francescani, per chè siamo fatti degni delle promesse di Cristo.


sabato 23 novembre 2013

ANGELA DA FOLIGNO - Beata



Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)
di Giorgio Petrocchi

ANGELA da Foligno, beata. - Nata a Foligno nel 1248 circa; di famiglia agiata (si ignora il casato), non compì studi, ma nonostante la sua ignoranza della scrittura e la modesta esperienza della lettura, giunse ad intendere perfettamente la lingua latina. Della sua giovinezza narrò essa stessa gli errori, le intemperanze, le colpe; i quali, certamente, devono intendersi posti in eccessivo rilievo per i motivi della successiva esperienza ascetica. Nel 1285 l'inizio della sua rinascita morale è attestato dalla prima confessione integrale, resa a frate Arnaldo da Foligno. Da vari anni (forse dal 1270) sposa, in un breve giro di tempo le morirono (nel 1288 circa) la madre, il marito e i figli; nella solitudine trovò la via della vocazione religiosa; vendette i suoi beni ed entrò, tra la fine del 1290 e gli inizi del 1291, nel terz'ordine francescano, ove si diede a intense opere di carità, specialmente verso i lebbrosi. L'attestazione di Arnaldo fu, in un primo tempo, affatto personale e privata, ma più tardi, sparsasi la voce dei rapimenti mistici di A. (dei quali uno, avvenuto durante un pellegrinaggio ad Assisi nell'autunno del 1291, e nel quale le apparve la S S. Trinità, diede luogo a molte dispute), frate Arnaldo ebbe l'incarico dai superiori di riferire in una particolareggiata relazione la specie delle rivelazioni di A., onde poter stabilire se fossero ispirate o frutto di maligne suggestioni. La compilazione delMemoriale occupò quattro anni circa, dal 1292 al 1296; spesso Arnaldo assisteva personalmente al singolo raptus della beata; comunque ogni volta trascriveva rapidamente in latino quel che Angela veniva dettando, presumibilmente nel suo dialetto folignate. Molte delle relazioni verbali avvenivano nel convento di San Francesco, prossimo alla casa della beata; testimone preziosa dei resoconti era una fedele compagna di Lella (tale il diminutivo col quale appellavano Angela le sue amiche), la terziaria Pasqualina, morta nel 1313. Nello stesso 1296 il Memorialeveniva approvato dal cardinale Giacomo Colonna e da una commissione di otto teologi francescani. Nel 1298 A., che non prese parte alle dispute dell'Ordine quantunque si sentisse più vicina agli spirituali, ricevé la visita di Ubertino da Casale, il quale confessò nell'Arbor vitae aver dovuto a questo incontro il superamento di una sua grave crisi religiosa; nel 1302 Angela indirizzava ad Ubertino una calda lettera d'esortazione; in aperta lotta fu invece A. con la setta dei Fratelli del Libero Spirito. Le sue successive rivelazioni vennero raccolte, oltreché da Arnaldo, da altri frati; particolarmente importanti furono le estasi alla Porziuncola (2 agosto 1300) e durante una grave malattia tra il 29 sett. 1300 e il 2 febbr. 1301. A. venne a morte, sempre a Foligno, il 4 genn. 1309; i suoi resti sono venerati nella chiesa di S. Francesco. Fu detta "magistra theologorum". Il culto è stato sanzionato nel 1701 dalla Congregazione dei Riti.
Il complesso delle sue visioni è raccolto nel Liber sororis Lelle de Fulgineo, de tertio ordine sancti Francisci, detto anche Liber de vera fidelium experientia, contenuto in sette codici; il Liber appare diviso in tre parti: la prima è costituita dalMemoriale, la seconda da un complesso di massime, "istruzioni salutifere", lettere, brevi resoconti di estasi, la terza da qualche altra rapida relazione di rapimenti, e poi dal testamento spirituale e dal racconto del transito.
Il Liber, che è opera di notevolissima forza rappresentativa e intensità spirituale, è fondato sopra una concezione "cristocentrica", che, pur risentendo della dottrina mistica dei Vittorini e di s. Bonaventura, trova la propria originalità nella visione di Cristo come stimolo caritativo a salire i vari gradini della purificazione ascetica fino ad identificare la propria anima in Cristo stesso, in una perfetta e integrale unione con l'"Ognibene" (cioè Dio come bellezza e come bontà), unione inesprimibile col linguaggio umano, ma intuibile per approssimazioni ed analogie.
Si attribuisce ad A. anche una breve operetta in volgare, La bella e utile dottrina, forse un compendio, a cura di qualche seguace, di tutta la dottrina di Angela.
L'editio princeps del Liber è del 1505, a Toledo; si ricordano le seguenti edizioni e traduzioni: Vita e conversione meravigliosa della B. A. da F. ,volgarizzamento di Gieronimo da Capugnano, Venezia 1604; B. Angelae Fulginatis vita et opuscola, a cura di G. B. Boccolini, Foligno 1714; Le livre des visions et instructions de la B.Angèle de F., traduzione di H. Hello, Paris 1914 (ma prima ediz. 1868); Il libro della B. A. da F., traduzione italiana di M. Faloci Pulignani, Perugia 1918; Visioni e consolazioni della B. A., traduzione italiana di A. Pisaneschi, Sancasciano Val di Pesa 1925; La via della Croce della B. A. da F., a cura di G. Battelli, Firenze 1925; Le livre de la B. Angèle de F., a cura di P. Doncoeur, testo latino e traduzione francese, Paris 1925-26; Le livre de l'expérience des vrais fidèles, a cura di M. J. Ferré, testo latino e traduzione francese, Paris 1927; L'autobiografia e gli scritti, a cura di M. Faloci Pulignani, traduzione italiana di M. Castiglione Humani, Città di Castello 1932; Il libro della B. A. da F., a cura di L. Fallacara, Firenze 1946 (prima ediz. 1922); Il libro della B.A. da F., versione di M. Castiglione Humani, introduzione di A. Blasucci, Roma 1950.
Fonti e Bibl.: Marco da Lisbona, Delle croniche de' frati minori, II, Venezia 1616, pp. 389-405; L. Wadding, Annales Ordinis Minorum, VI, Roma 1733; M. Faloci Pulignani, Saggio bibliografico sulla vita e sugli opuscoli della B. A., Foligno 1889; A. Thorold, An essay in aid of the better appreciation of catholic mysticism illustrated from the writings of blessed A. of  F., London 1900; M. J. Ferré, Les principales dates de la vie d'Angèle de F., in Rev. d'hist. franciscaine II (1925), pp. 21-34; Id. La spiritualité d'Angèle de F., Paris 1927; M. Faloci Pulignani, La B. A. da F., Memorie e documenti, Gubbio 1926; G. Medougall Alcan, The spiritual amour by S. Catherina of Bologna together with the Way of the Cross by B. A. of F., London 1926; P. Pourrat, La spiritualité chrétienne,II,Paris 1928, pp. 288-92; F. Vernet, La spiritualité médiévale, Paris 1929; P. Doncoeur, Angèle de F. maitresse d'oraison, in La Vie Spirituelle, XXXIX (1934), pp. 34-50; L. Lecleve, Sainte Angèle de F., Paris 1936; L. Veuthey, Ascensions spirituelles, in Miscell.Francescana, XXXVII (1937), pp. 3-19; A. Blasucci, Il cristocentrismo nella vita spirituale secondo la B. A. da F., Roma 1940; Id., Il cammino della perfezione negli scritti della B. A. da F., Padova 1950; G. Petrocchi, Astrattezza e realismo nel Liber di A. da F., in Ascesi e mistica trecentesca, Firenze 1957, pp. 3-19.



mercoledì 20 novembre 2013

ANGELA DA FOLIGNO ED IL SUO LUNGO CAMMINO




La mistica canonizzata da Papa Francesco lo scorso 9 ottobre.


Il Signore ha disposto che, dopo un’attesa durata secoli, fosse un Papa che ha assunto il nome di Francesco a estendere alla Chiesa universale il culto liturgico in onore della beata Angela, iscrivendola nel catalogo dei santi. Era stato Benedetto XVI ad autorizzare la Congregazione delle cause dei santi a dare una forte accelerazione al processo di canonizzazione della grande mistica folignate, vissuta nella seconda metà del Duecento, derogando alla comune prassi in virtù di un culto antico, universale e ininterrotto.
Il 13 ottobre 2010, nell’udienza generale dedicata ad Angela, Papa Ratzinger ebbe a dire che, «di solito, si è affascinati dai vertici dell’esperienza di unione con Dio che ella ha raggiunto, ma si considerano forse troppo poco i primi passi, la sua conversione, e il lungo cammino che l’ha condotta dal punto di partenza, “il grande timore dell’inferno”, fino al traguardo, l’unione totale con la Trinità».
Il cammino di conversione di Angela, che proprio ad Assisi diventerà un itinerario d’altura, è un percorso di progressiva spoliazione: dalle cose, dagli affetti, da se stessa. Interamente riferita a Dio, perfettamente libera per Lui, niente fra lei e Dio: questo è il ritratto più completo di Angela. Alla scuola di san Francesco che ha attuato l’obbedienza nella sua forma più pura, l’obbedienza nuda, ella ha appreso a “far sacrificio di se stessa a Dio”, sperimentando che senza questa deposizione, intesa come dono di sé e vissuta come abbandono alla fedeltà di Dio, col passare del tempo si corre il rischio di pretendere persino gli “interessi” di quanto si presume di aver lasciato. Il peso della nostalgia, infatti, rende insostenibile il carico della malinconia di chi si ostina a tenere la vita per sé, limitandosi a spendersi senza donarsi.
L’avventura spirituale di Angela ha trovato il suo baricentro nella sapienza della Croce e il suo epicentro nello stupore eucaristico. Ella intuiva chiaramente che senza la Croce l’Eucaristia sarebbe vuota e, d’altra parte, senza l’Eucaristia la Croce sarebbe irraggiungibile. È alla scuola della Croce che Angela ha trovato nella contemplazione di Cristo crocifisso il “punto di perfetto equilibrio” fra amore e dolore. È all’ombra della Croce che ella ha sperimentato che il dolore è il sigillo di garanzia dell’amore e che l’amore traduce la sofferenza in offerta. È mettendosi accanto all’Addolorata che Angela ha appreso l’arte di lasciarsi avvolgere dallo sguardo di Gesù sulla Croce. È accostandosi alla Croce, mossa dallo Spirito santo, che Ella ha attinto alla sorgente inesauribile del Cuore mite e umile del Cristo passionato, avvertendone la forza di attrazione. Entrando nello “spessore” della Croce, Angela ha sperimentato qualcosa di analogo a quello che accade quando si guardano le finestre con vetrate istoriate: viste dall’esterno appaiono scure, pesanti, addirittura tetre; osservate dall’interno, riflettendo la luce che le attraversa, prendono vita e rivelano tutto il loro splendore.
Nella Croce Angela ha trovato il criterio di verifica della sua esperienza mistica. Ella ha osservato sine glossa questa regola dei Padri del deserto: «Non cercare la perfezione nelle virtù umane perché non si trova perfezione in esse; la perfezione è nascosta nella croce di Cristo». Nel letto della Croce, Angela scopre il talamo delle nozze pasquali dell’Agnello. «L’itinerario di Angela — scrive Enrico Menestò nell’edizione critica del Memoriale da lui approntata — non è tanto un andare verso Dio, ma un andare dentro Dio». La meta finale dei suoi passi non sarà il giacere nella Trinità, bensì il giacere della Trinità in lei. Ne dà testimonianza nel Memoriale, che il cardinale Gianfranco Ravasi chiama “un’autobiografia dalla stesura mediata, brulicante di visioni sospese tra l’autobiografismo e l’estasi”. Il Memoriale è la prima parte di un più vasto corpus di testi denominati semplicemente Liber, raccolti dalla viva voce di Angela la quale, a giudizio del cappuccino Giovanni Pozzi, «è la prima voce italiana il cui suono ci arrivi per il canale diretto della rivelazione personale, non della leggenda pia».
Scorrendo il Liber — nella nuova e originale traduzione, curata da monsignor Fortunato Frezza, del Codice di Assisi — l’occhio si ferma su una pagina delle Instructiones, che rivela la misura alta della santità di Angela, profonda conoscitrice dell’abisso del cuore umano. «Non c’è niente al mondo, né uomo né demonio, di cui io abbia tanto sospetto come l’amore. Infatti l’amore penetra nell’anima più di una spada e più di qualunque altra cosa. E non c’è niente che occupi, attiri e leghi quanto l’amore. E quindi, se non si possiedono le armi per governarlo, facilmente fa crollare l’anima e ne fa grande strage. E non sto parlando dell’amore disonesto, perché l’amore disonesto deve essere totalmente evitato da tutti come cosa diabolica, pessima e malefica. Ma parlo dell’amore buono spirituale che si ha tra l’anima e Dio o tra persona e persona».
Questa pagina autobiografica lascia intendere quale sia la statura umana e spirituale di Angela da Foligno. Non sarà facile chiamarla con il titolo di santa, perché le labbra hanno preso l’abitudine a invocarla come beata, e tuttavia i cuori dei suoi devoti l’hanno sempre conosciuta come santa. Se sarà inevitabile fare qualche lapsus è bello ricordare che anche due Pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, l’hanno chiamata santa. Più che di un lapsus si è trattato, in entrambi i casi, di un segno premonitore. Non è stato certamente un caso, ma un chiaro segno di una “Provvidenza d’amore”, che la notizia della canonizzazione equipollente di Angela sia stata resa nota nell’anniversario dell’apertura dell’Anno della fede. E non certo privo di significato il fatto che Papa Francesco abbia iscritto Angela nel catalogo dei santi qualche giorno dopo l’annuncio della canonizzazione di Giovanni Paolo II, che per Angela ha sempre avuto una speciale venerazione. Scherzi da santi!

Mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno

Da: L'Osservatore Romano, 153/ n. 251 (46.495), venerdì 1 novembre 2013, p. 4.


martedì 19 novembre 2013

PAPA FRANCESCO AD ASSISI. Una riflessione - di Franco Cardini

Firenze, 5.10.2013.

La visita di papa Francesco ad Assisi si è svolta come ci aspettavamo. Può darsi che l’affluenza dei fedeli (e dei turisti, e dei curiosi ecc.) sia stata più o meno largamente superiore alla media, ma non è questo il punto. Di lodi e di celebrazioni, questo pontefice ne ha già avute fin troppe: tante da far dubitare che, in realtà, non tutti abbiano ancora capito che cosa sul serio sta succedendo nella Chiesa: e soprattutto che cosa – nella Chiesa, alla Chiesa, allo stesso Jorge Mario Bergoglio – potrebbe accadere.
Proviamo tanto per cominciare a ricordar qualcosa, in questo mondo di smemorati. Per quanto mi riguarda, fino dall’inizio io non nascosi la diffidenza per questo papa-gesuita che assumeva ponendosi a capo di un’istituzione come la Chiesa il nome del Povero d’Assisi, uno che alle istituzioni era profondamente allergico ancorché a quella ecclesiale fosse incrollabilmente (ma anche dolorosamente) fedele. Era una sfida troppo grande e troppo grave per apparire credibile: al massimo, si poteva accordare fiducia nella buonafede di Bergoglio.
Poi, dopo alcune settimane di dichiarazioni che potevano quasi parere scontate, quando qualcuno cominciava a dar segni di stanchezza dinanzi alle reiterate scelte di umiltà e di quotidianità e a quegli atteggiamenti che furono definiti “da buon parroco di campagna”, papa Francesco ha cominciato a mostrare quella grinta che al suo paese, l’Argentina, tutti ben conoscevano. E ha intrapreso sul serio la via delle riforme. Perché la storia della Chiesa è tutta una storia di riforme: reformare deformata, e la primitiva forma è quella del Vangelo e di quella Chiesa dei primissimi tempi evangelici della quale conosciamo solo due o tre righe degli Atti degli Apostoli. Legioni di santi, di mistici, di utopisti e di eretici (anche loro: spesso soprattutto loro…) hanno sognato la reforma, il ritorno alla Ecclesiae primitiva forma. Vogliamo parlare di eterna contesa tra càrisma evangelico e istituzione costantiniana? Sia pure: ma anche questo è uno schema. Riforma dell’XI secolo, poi ancora riforma innocenziana; e quindi quella che nel sentir comune e nella storia manualistica è stata la Riforma per eccellenza, quella “protestante”; e ancora la Controriforma, che non senza buone ragioni è ancora da qualcuno definita “Riforma cattolica”; e ancora l’ondata giansenistica e illuministica del XVIII secolo, in rapporto con il giurisdizionalismo dei Borbone, dei Braganza e degli Asburgo (vale a dire di tutte le dinastie regnanti sui paesi rimasti cattolici); e poi il tempo della restaurazione e dei concordati, il Vaticano I e l’infallibilità pontificia, e ancora la Rerum novarum cupiditas di Leone XIII , la tempesta della prima guerra mondiale e dei regimi totalitari, la seconda guerra e il secondo dopoguerra, la “teologia della Liberazione” il Vaticano II, la caduta del sistema sovietica e l’effimero trionfo di quel sistema occidentalistica e liberal-liberista nel nome del quale Francis Fukuyama aveva salutato “la fine della storia”, e la nuova storia che invece comincia adesso, in tempi incerti e pericolosi.
L’espressione esplicita che qualcosa di nuovo era sul serio cominciata, la manifestazione simbolica dei tempi nuovi della Chiesa e delle sfide che essa deve affrontare, papa Francesco l’ha data l’8 luglio scorso visitando i profughi e gli abitanti sedentari di Lampedusa. Non è certo il caso se i nemici della Chiesa – tutti: compresi i fanatici che si dicono suoi fedelissimi – si sono scandalizzati proprio confrontandosi con quella giornata.
E la conferma che quella sottolineata da papa Bergoglio a Lampedusa l’8 luglio è davvero il grande, il vero Bonum Certamen della Chiesa - perché si tratta ormai di battere definitivamente sul piano mondiale la Grande Apostasia, la Modernità individualista, materialista, usuraia, tirannica e assassina, la decrepita Grande Prostituta che vive di lobbies e di droni, di truffe finanziarie e di contractors - si è puntualmente, tragicamente presentata proprio mentre il papa si accingeva a suggellare, con la preghiera dinanzi al Sepolcro del Povero di Assisi. Si è presentata in tutta la terribile forza ammonitrice della Maestà divina, nella tragedia del 3 ottobre in quello stesso mare che meno di tre mesi fa il pontefice aveva benedetto con la sua presenza e la sua parola. I figli di Caino hanno ucciso ancora: e in un modo talmente immane, talmente orribile, da farci ripetere una volta di più. Ma stavolta ci si augura sul serio che il Mai Più sia reale.
E allora, torniamo al messaaggio di Francesco d’Assisi cui il papa tanto tiene.
Lo confesso, I have a dream. Tutti ne hanno uno: perché non anch’io? Il mio sogno è svegliarmi una mattina e poter leggere a caratteri cubitali, sulla muraglia candida di un grande edificio del centro cittadino, un colossale Abbasso san Francesco. Oppure veder e sentire in TV un grande attore, un celebre opinion maker, un venerato intellettuale, una rock star gridare: “Non ne posso più di san Francescoooooo!!!!!.......!”.
Perché? Non certo perché io detesti il Povero d’Assisi. Anzi, lo amo e lo venero con tutta l’anima. Mi è anche molto simpatico. In più, è perfino il mio personale patrono.
Solo che non ce la faccio più a reggere tutto questo unanimismo, tutta questa melassa appiccicosa e ipocrita. Perché? Ma via, ragioniamo. Francesco Superstar, un Santo per Tutte le Stagioni: è proprio possibile che piaccia davvero a tutti? Che sia simpatico ai cattolici, ai protestanti, agli ebrei, ai musulmani, alle destre, alle sinistre, agli atei, ai fricchettoni, agli ecologisti, agli animalisti, a quelli del new age? Mesi fa, sembrò si aprisse uno spiraglio quando un politico magari un po’ troppo liberista osò affermar in TV di preferire a Francesco il padre Pietro Bernardone, usuraio e spietato con i poveri: lui sì che avrebbe fatto marciare l’economia. Finalmente!
Ma, in realtà, quella non era affatto una “voce fuori dal coro”. Era semmai un parere fin troppo conformistico: solo che era stato espresso con scarsa delicatezza, a voce alta. Lo sappiano o no, lo credano o meno, sono in molti per non dir quasi tutti a pensare così. Salvo quelli che proprio non hanno capito nulla o sono degli inguaribili ipocriti.
Su, coraggio, andiamo al sodo: al centro del problema. Francesco è inattuale. Era già inattuale ai suoi tempi, nel primo Duecento dominato da una Chiesa grande e potente, da guerrieri violenti e da accorti e avidi mercanti. Egli avrebbe potuto appartenere ad almeno una di queste categorie. Non volle farlo. Questo ragazzaccio viziato, donnaiolo, che sognava la gloria cavalleresca e aveva paura solo dei lebbrosi, alla fine andò incontro alla più difficile delle avventure. Volle farsi povero e nudo come il Cristo sulla croce. Volle conoscere la fame, il freddo, le umiliazioni che sono l’amaro pane quotidiano degli ultimi. Si ripete troppo spesso che sposò la Povertà, come lo presenta Dante Alighieri. Non basta. Noi diciamo “povero”, e pensiamo all’indigenza, alla mancanza di beni materiali. Ma Francesco rifiutò ogni sorta di ricchezza perché, radicalmente, disse “no” al potere: a qualunque forma di potere, comprese le forme spirituali e intellettuali di esso, che derivano dalla scienza e dalla cultura.
Francesco è stato uno splendido vinto, un glorioso perdente. Perché mai dovrebbe piacere oggi? Egli viveva un tempo duro e barbarico, ma nel quale esisteva ancora la Cristianità. Oggi viviamo in un tempo nel quale possono esserci al mondo anche due miliardi di persone che dicono di essere cristiani (e molti lo sono magari sul serio): ma la Cristianità è distrutta. Gli ideali e gli idoli del nostro Occidente moderno sono esattamente quel ch’egli aveva respinto: il danaro, il potere terreno, la volontà di potenza, la vanagloria dell’apparire. Non c’è nulla di più profondamente e radicalmente antifrancescano della nostra società dell’individualismo sfrenato, del benessere, dei consumi, del piacere, dei profitti, dello “spettacolo”. Forse un derviscio musulmano o un bonzo buddhista sarebbero in grado di comprenderlo sul serio, nel profondo: ben poco – a parte alcuni mistici e alcuni asceti - gli occidentali, credenti o atei che siano. Eppure, questo mondo agnostico ed edonista mostra di venerarlo e qua e là perfino di sceglierselo a simbolo.
Abbiamo mai provato a pensare ai suoi aspetti più sgradevoli? Eppure c’erano. Certamente puzzava, aveva le pulci e i pidocchi; e qualche volta sapeva perfino esser duro, come quando faceva punire corporalmente i frati indisciplinati dal “pugilatore di Firenze”, un energumeno suo seguace. E allora, perché dovrebbe piacerci? Ignoranza? Contraddizione? Paradosso? E che senso ha che piacesse a Nietzsche, a D’Annunzio, a Mussolini, a Gandhi, a Che Guevara? E magari, avete visto mai che piacesse anche a Bin Laden? E’ documentato che piacesse a Khomeini.
Ebbene, sì: arrendiamoci all’evidenza. Francesco è incomprensibile e insondabile. Ma è un segno di Dio. E’ quanto di più simile a Gesù Cristo sia mai comparso sulla terra. E il suo messaggio è limpido, inequivocabile. Oggi è giunto il tempo di tradurlo nella viva esperienza della Chiesa, di calarlo nella storia. Come dice lui stesso, nel suo “Testamento”: finché era nei peccati, troppo amara gli era la vista dei lebbrosi. Poi la conversione, il risveglio: che è servizio agli Ultimi nel nome del Cristo, condivisione della povertà a immagine della Sua Passione. Trasvalutazione dei valori, rivolta contro il mondo moderno. Questa è la scelta. Ed oggi viviamo il tempo della scelta. 

Franco Cardini 
http://www.francocardini.net/

 

sabato 16 novembre 2013

LA POVERTA' DI FRANCESCO - di Enrico Menestò


La povertà di Francesco ha, dunque, un suo specifico e preciso volto, è una scelta essenzialmente evangelica; essa non precede ma segue la scelta primaria di totale adesione al Cristo. Francesco, infatti, non vuole essere soltanto povero, ma conforme a Cristo: la sequela Christi – come dimostra la sua biografia dopo la conversione – è lo spogliarsi dei beni, è il non sentirsi padrone di alcunché, è la rinuncia a qualsiasi avere, dal momento che ogni forma di possesso può essere strumento o simbolo di potere. I suoi fratres Minores sono tali non tanto perché non possiedono nulla, perché sono completamente privi di qualsiasi elemento di supremazia; essi potranno e dovranno subire il dominio degli altri, ma non potranno, a loro volta, esercitare il dominio su nessuno.


La vera povertà dinanzi agli uomini consiste nell’incapacità di difendersi di fronte alla violenza, alla aggressività del potere, in primo luogo quello della ricchezza. Ogni emarginazione nasce dalla violenza, ed ogni violenza produce emarginazione. Francesco propone uno modello di vita cristiana in cui l’espressione terrena non sia il potere, ma il suo rifiuto. Tuttavia, la povertà di Francesco è non solo una condizione storica, è anche e soprattutto una condizione mistica e come tale totalizzante; “non è il desiderio della contemplazione, è il segno ben più alto della sua totale identificazione a Dio mediante il Figlio incarnato, nella stessa carne del Figlio, nell’umanità di lui, nella sua non-divinità” (Claudio Leonardi).


La povertà di Francesco è certamente l’abbandono dei beni terreni e dei beni storici, perché lontani e diversi da Dio, ma è anche il mezzo per identificarsi con il Dio che ha rinunciato a mostrare la sua divinità per apparire nella debolezza della carne. La povertà di Francesco è il desiderio di un Dio anche uomo, è il segno della divinità presente in terra, della sua manifestazione nella storia. È più dell’amore, è il suo compimento, il farsi e il divenire uguali a Dio.


Francesco vive il totale spoliamento di sé, nell’assoluta consapevolezza che povero è colui che ha perduto se stesso nella totale identificazione mistica con il divino. In lui, grazie alla perfetta imitazione del suo modello, è infatti una straordinaria forza carismatica, che lo fa apparire ai contemporanei come la reincarnazione di Gesù di Nazareth. Francesco diventa altro Cristo perché imita il Cristo nella sua sofferenza; egli si spoglia di tutto e riceve le stimmate per essere uguale al Dio fatto uomo. 

http://sanfrancesco.org/26698_La_povert%C3%A0_di_Francesco___Enrico_Menest%C3%B2.php#.Uoe5QOKmbQM

martedì 12 novembre 2013

ANGELA DA FOLIGNO E' SANTA !



Con il seguente comunicato la diocesi di Foligno ha annunciato il significato della canonizzazione della beata Angela, che assieme alla recente comunicazione delle date di beatificazione della venerabile Maria Cristina di Savoia (25 gennaio 2014) e di madre Speranza di Collevalenza (31 maggio 2014), mostrano ancora una volta l'attenzione di papa Francesco affinché venga riscoperta e valorizzata la dimensione femminile, ossia mariana, della Chiesa.

Il 9 ottobre 2013, il Santo Padre Francesco, accolta la relazione di Sua Eminenza Reverendissima il Signor Card. Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha esteso alla Chiesa Universale il Culto liturgico in onore della Beata Angela da Foligno, dell'Ordine Secolare di San Francesco; nata a Foligno (Italia) intorno al 1248 ed ivi morta il 4 gennaio 1309, iscrivendola nel catalogo dei Santi. Con queste parole la Santa Sede ha annunciato oggi, 11 ottobre, il compimento del processo che attribuisce ad Angela il titolo di Santa attraverso la canonizzazione equipollente, al suono festoso delle campane della chiesa di San Francesco e della Cattedrale.
La canonizzazione equipollente avviene senza una solenne celebrazione liturgica, ma con la firma da parte del Papa di un decreto che, riconoscendo l’esistenza di un culto che supera i confini della Diocesi di Foligno e della Famiglia francescana in cui è permesso ormai da secoli, lo estende alla Chiesa universale. Del resto, più volte i Papi – da ultimo Benedetto XVI nella catechesi tenuta durante l’udienza del 13 ottobre 2010 – hanno chiamato Angela “Santa” in occasioni pubbliche, confermando di fatto il valore unanimemente riconosciuto dai teologi e dai fedeli alla sua esperienza mistica. Tra gli atti di venerazione, ricordiamo quello del Beato Giovanni Paolo II che, in visita a Foligno il 20 giugno 1993, volle pregare dinanzi all’urna della Mistica folignate. Papa Francesco è giunto alla decisione di iscrivere Angela nel catalogo dei Santi in virtù della determinazione di Papa Benedetto XVI che, autorizzando la Congregazione a derogare alla comune prassi in presenza di un culto antico, universale e ininterrotto, ha impresso una sostanziale accelerazione alla causa. Per provvidenziale coincidenza, la canonizzazione di Angela da Foligno avviene proprio all’indomani della visita di Papa Francesco ad Assisi, nella città che vide alcuni passi decisivi della conversione di Sant’Angela sulle orme di San Francesco, e a pochi giorni dall’annuncio della canonizzazione di Giovanni Paolo II, a lei molto devoto.
Sant’Angela da Foligno, definita “Maestra dei Teologi”, nacque a Foligno da famiglia agiata nel 1248 circa. Nella sua giovinezza non compì studi approfonditi ed ebbe una vita segnata dal peccato, fino alla conversione avvenuta nel 1285 circa. Persi in breve tempo la madre, il marito e i figli, entrò verso il 1291 nel Terz’Ordine Francescano. Le scarse notizie sulla sua vita ci giungono dal Memoriale, compilato dal confessore frate A. (Arnaldo?) tra il 1292 ed il 1296 per sottoporre la sua esperienza mistica ad una commissione di teologi. Esso è contenuto nel più ampio Liber, opera di grande intensità e testo fondamentale della mistica, che ripercorre la sua esperienza dal raggiungimento della consapevolezza del peccato fino all’unione con la Trinità, dalla necessità della conoscenza di sé fino al desiderio di dare istruzioni ai figli spirituali riuniti nel Cenacolo. Morì a Foligno il 4 gennaio 1309 ed i suoi resti sono venerati nella Chiesa Conventuale di San Francesco.

La memoria liturgica – fissata al 4 gennaio, suo dies natalis – sarà celebrata nel 2014 con particolare solennità, per rendere grazie a Dio di aver donato alla sua Chiesa l’esempio e l’intercessione di Sant’Angela da Foligno: hanno accettato l’invito a partecipare alla celebrazione il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Card. Angelo Amato, ed il Segretario della stessa Congregazione S. E. mons. Marcello Bartolucci. Inoltre, domenica 30 marzo 2014, IV di Quaresima, la Diocesi di Foligno si recherà in pellegrinaggio ad Assisi sulle orme di Angela.












( Nella foto accanto immagine raffigurante la vita della Santa, realizzata dall'artista perugina Giovanna Bruschi - http://www.giovannabruschi.it/biobibliografia )