Ancora
un’altra quaresima, penserà qualcuno. Preghiera, elemosina, digiuno. I tempi
sono cambiati e l’insofferenza verso i cosiddetti “ tempi forti “ della Chiesa
coinvolge persino i suoi figli più devoti. Ancora un’altra quaresima che il
mondo non capisce e relega a mero fenomeno di un folclore religioso in via di auspicabile
estinzione. Altri come il sottoscritto contano le quaresime vissute e si
accorgono con sgomento di aver sprecato per ignavia preziosissimi momenti di
grazia. Lo comprese bene frate Francesco, quando cominciò finalmente ad
intendere le cose di Dio, e non si accontentava di farne una l’anno , ma tre,
quattro e anche di più e sempre sembrava non gli bastassero mai.
Ci ricorda il Papa, di nuovo, nel suo consueto messaggio per la quaresima del 2015 che non è Dio a stancarsi di usare con
noi misericordia, ma siamo noi che inspiegabilmente ci stanchiamo di essere
amati da Lui. E mentre Dio Padre ha un cuore che batte per noi, noi invece stiamo
bene, stiamo comodi, mangiamo e beviamo anche più del necessario, e così pieni
di noi stessi non ci importa degli altri che sono nel bisogno. Abbiamo
globalizzato anche l’egoismo e l’indifferenza verso Lui e verso il prossimo.
Per
questo sempre abbiamo bisogno di rinnovamento, di qualcuno che ci ricordi che
non possiamo continuare a vivere come se Dio non ci amasse e questo qualcuno,
questa voce profetica è la voce della Chiesa che in mezzo a persecuzioni ed
ostilità, continua a tenere aperta la porta della misericordia divina
attraverso cui il Signore Gesù può proseguire, e passare per guarire le nostre
ferite e alleviare le nostre sofferenze.
Viviamo
chiusi in noi stessi, indifferenti rispetto al nostro dolore ed a quello del
mondo. Solo l’amore di Dio ha spaccato la pietra che sigillava il sepolcro di
Cristo. Egli continua, se glielo consentiamo, ad infrangere l’abbraccio mortale
dei nostri sepolcri, quelli freddi e rigidi che non vedono e non sentono il
grido dei poveri e degli umiliati della terra. “ Se un membro soffre, tutte le
membra soffrono “. Spesso, come Pietro, ci opponiamo al Signore e non capiamo
che a servire gli altri, riescono solo coloro che accettano di lasciarsi
servire da Cristo. In quaresima non siamo chiamati a fare qualche fioretto, ma
a farci servire da Cristo! Non ha
bisogno il Signore di essere servito dagli uomini, ma di servire noi, e noi di
lasciarci trasformare dal suo esempio. “Ciò avviene quando ascoltiamo la Parola di
Dio e quando riceviamo i sacramenti, in particolare l’Eucaristia. In essa
diventiamo ciò che riceviamo: il corpo di Cristo.” In questa “
comunione di santi “ niente si possiede soltanto per sé, ma tutto è per tutti!
Un
discorso questo che dalla chiesa universale va tradotto in concreto nella vita
delle singole comunità. Perché paradossalmente è facile concepire grandi
imprese umanitarie ed essere così miopi da
non accorgersi poi del dolore del
fratello che ci siede accanto, bisognoso di cure. Cosa possiamo fare ad esempio
nelle nostre fraternità per vincere l’indifferenza ed aprire il cuore alle altrui
necessità ? Il papa ci indica due vie : una che sale verso l’alto, la preghiera
, quella in particolare che in cielo arriva al cospetto di Dio e coinvolge
pure la chiesa trionfante, i santi che
hanno vinto la loro battaglia sulla terra e che ora in cielo possono
intercedere per noi; il papa ricorda specialmente l’iniziativa 24 ore per il
Signore, che si celebrerà in tutta
la Chiesa, anche a livello diocesano, nei giorni 13 e 14 marzo : un’altra via è la missione, che si dispiega su questa
terra e deve raggiungere ogni uomo , ogni creatura per la quale Cristo si è
incarnato, è morto e risorto.
Altro
gesto importante che ci fa vincere l’indifferenza è la carità. La quaresima da
sempre è tempo propizio perché questa maturi e si sviluppi, perché la
consapevolezza dei nostri limiti infranga l’illusione diabolica che ci fa credere
di poter salvare noi stessi ed il mondo da soli.
“
Rendi il nostro Cuore simile al Tuo “ – conclude il
Papa il suo messaggio con una supplica tratta dalle Litanie al Sacro
cuore di Gesù , e noi possiamo
aggiungere : fa o Signore che anche noi lottiamo nella nostra trincea :
trasforma la nostra comunità spesso rovinata da egoismi, particolarismi ed
indifferenza ai bisogni del prossimo, in una
fraternità autenticamente amorevole, cellula viva della Chiesa
universale, luogo di guarigione e di salvezza per tutti i feriti dalla vita,
amorevole isola di misericordia.