Martirologio Romano: Presso Poggibonsi in Toscana, beato
Lucchese, che, dapprima avido di lucro e poi convertito vestì l’abito del
Terz’Ordine dei Penitenti di San Francesco, vendette i suoi beni e li distribuì
ai poveri, servendo in povertà e umiltà Dio e il prossimo secondo lo spirito
del Vangelo.
Beatificato
da Innocenzo XII il 27 marzo 1697, Gregorio XVI ne confermò il culto il 23
agosto 1883.
Il beato Lucchese nacque nel 1181 circa a
Gaggiano, un villaggio nei pressi di Cedda, antico borgo con bella chiesa romanica
a circa quattro Km dall'attuale Poggibonsi, in Toscana. Ivi una tradizione, documentata almeno dal sec.
XV, mostra gli avanzi della sua casa e nell'attiguo Poggio di Montignano viene
identificato
il suo podere, laddove sono
presenti
ruderi di un fabbricato,
detto il Casalone di San Lucchese. In giovane età sposò una ragazza di
nome Bona o Buonadonna figlia
di tale Bencivenni di Buono da cui ebbe sicuramente dei figli. Proveniente
da una famiglia di contadini preferì dedicarsi al commercio unitamente
all'attività di cambiavalute, mestiere allora redditizio per chi come
lui si
trovava ad abitare in una zona così centrale della Toscana dove confluivano
facilmente monete pisane, fiorentine e senesi. Ben presto tuttavia passò a
fare il grossista di grano, alimentari e foraggi facendosi incettatore e speculatore senza
scrupoli . In quegli stessi anni Lucchese partecipò
attivamente anche alla vita politica della sua città dove , sempre secondo la
tradizione , fu capo della locale fazione Guelfa , attirandosi purtroppo
l'inimicizia di potenti avversari; si ipotizza gli Squarcialupi di Monternano,
signori della zona. Per questo tra il tra il 1200 e il 1210, dovette abbandonare la natia
Gaggiano, trovando
rifugio nel vicino borgo sorto presso il Castello di Poggio Bonizio, (
attuale Poggibonsi ) dove
si dedicò totalmente e non sempre onestamente agli interessi materiali, nel
tentativo forse
di
superare la sua origine contadina ed avvicinarsi così alle
classi più elevate.
Morti i figli per cause imprecisabili, messo al bando per motivi politici
Lucchese viene raggiunto dalla mano di Dio.
Nell’anno
1211 o 1212,
al passaggio di S. Francesco per Poggibonsi
Lucchese chiede a lui l'abito del Terz'Ordine e l'ottiene insieme alla
moglie, e ad altri fedeli del paese e dei dintorni, abbandona gli affari
e da interessato diventa generoso, distribuisce ai poveri denaro e merci, vende
infine ogni cosa "assensu coniugis " (con il consenso della moglie) e
si riserva solo l'acquisto d'un campo o orto di un ettaro, da cui trarre il
modesto vitto quotidiano con la coltivazione degli ortaggi. E’ il 1227. Qui Lucchese lavorava
il piccolo podere con le sue mani per trarre il necessario per sé, per la
moglie e i
bisognosi specialmente infermi che assisteva nel vicino ospedale di S. Maria Maddalena.
Soccorreva per quanto possibile, tutti gli infermi e i bisognosi che trovava e spesso andava persino a cercarli spingendosi a questo scopo
fino alla lontana Maremma. Dedito alla penitenza e all’orazione, si accostava
frequentemente ai sacramenti e spandeva in paese e nei dintorni il profumo
della sua santità, confermata, anche in vita, dal dono dei miracoli. Era
assiduo
nell'ascoltare e meditare la
Parola di Dio, nell'essere presente alla Liturgia e a tutte
le celebrazioni fraterne e comunitarie, integro nei costumi, dedito ad ogni
sorta di penitenze, nel silenzio, nel distacco dalle cose e dal mondo,
nell'umiltà, nella pazienza e nella sopportazione delle croci e delle miserie
temporali.
Così trascorse il resto della sua
esistenza amando Dio, i poveri e i
malati e spargendo ovunque il profumo soave di Cristo per mezzo della sua bontà
e della sua misericordia. Quando la moglie si ammalò gravemente egli la
soccorse con la massima carità e secondo l’unanime tradizione una volta morta , la raggiunse in cielo spirando qualche
minuto dopo di lei. Mancavano
tre giorni alla fine del mese di Aprile, l'anno del Signore 1251.
Riguardo alla data di morte tradizionalmente
fissata
al 28/4/1260, a seguito della recente acquisizione
di un importantissimo documento presso l’Archivio di
Stato di Siena, si ritiene debba essere anticipata almeno
al 1251[1] .
Preghiera
a San Lucchese.
O inclito confessore di Cristo S.
Lucchese, protettore speciale di Poggibonsi, gloria della Valdelsa e primo fra
i seguaci di San Francesco d’Assisi nel suo Terz’Ordine, noi ti preghiamo a
concederci la grazia di potere imitare le tue grandi virtù, e segnatamente la
carità verso il prossimo bisognoso e sconsolato, ricordandoci in ogni tempo e
in ogni luogo che il prossimo, massimo se bisognoso e sconsolato, riveste la
persona augusta del nostro Signore Gesù Cristo, e quello che si fa ad esso, il
Signore lo prende come se fosse fatto a se stesso. Deh ! Fa’ nostro caro
avvocato, che noi siamo sempre saldi e costanti nell’esercizio ininterrotto
delle opere di carità, sapendo che Dio è carità e chi rimane nella carità
rimane in Dio e Dio rimane con lui. E, se Dio rimane con noi, chi ci potrà
impedire il cammino del bene? In esso vogliamo persistere irremovibili fino
alla morte. Ricoprici tu coi tuoi meriti e con la tua protezione. E così sia.
Link
[1] Nel 1980
fu rintracciato nell’Archivio di Stato di Siena un documento d’eccezionale
interesse. Si trattava di un testamento redatto da un notaio di Poggibonsi e
datato 4/12/1251. Il testatore, che si chiamava Forzore di Siribuano ed abitava
nell’antico castello di Poggiobonizio, nella contrada di Stoppia, era forse un
artigiano che esercitava anche la marcatura ed il prestito ad usura. Coetaneo
di Lucchese, col quale forse condivideva un tempo la stessa attività, dovette
essere certamente colpito dal suo esempio tanto da essere indotto, quando era
ancora in salute e nel pieno delle sue forze, a rivedere la propria vita in
conformità dello spirito evangelico. Nel suo testamento, infatti, egli si
preoccupa di beneficare largamente i poveri, trascurando moglie, figli e nipoti.
Fra le altre cose, disponeva una donazione di cinque soldi da depositare sopra
il sepolcro di Lucchese. Di conseguenza, oggi possiamo essere sicuri che i
coniugi dovettero essere già morti prima di quella data. Riguardo al giorno ed
al mese della loro dipartita, la tradizione ha invece indicato sempre
unanimemente il 28 aprile