Camminavo una mattina di tanti anni fa, mano nella mano, io e mia madre, lungo una strada di campagna, il sole già forte e gagliardo, all’inizio dell’estate. Davanti ad una casa un gruppo di giovanotti allora più grandi di me , urlavano sprezzanti e inveivano e maledicevano altri coetanei rivali. “ Vedi quelli ? “, mi disse lei stringendomi più forte la mano, “ non sanno neppure farsi il segno della Croce “.
Oh io no, pensai, io lo conosco bene quel gesto. Ed ora pure, dopo molto tempo, come il fariseo presuntuoso, ringrazio Dio d’avermi fatto cristiano, non come quelli che non conoscono...che non sanno... Nel corso degli anni sono pure migliorato. Ora il segno della croce lo traccio con mano sicura, con gesto collaudato e preciso, spesse volte accompagnato da un inchino. La croce la bacio pure, è appesa sulle mura della mia casa , sul rosario che porto in tasca, al collo, in auto, in ufficio. Va tutto bene... solo una cosa mi manca. Quella croce dovrei forse amarla.
Non è forse vero che quando la sofferenza ci colpisce ci affrettiamo ad iniziare preghiere, novene, sacrifici, pellegrinaggi, chiamiano a raccolta tutti i santi del paradiso, invochiamo pietà, intercessione, misericordia e salvezza. Non ci sfiora neppure per un attimo il pensiero che quella croce che sembra schiacciarci, forse ci sorregge, che sarebbe meglio abbracciarla per amore, perché è l’unica via che ci salva? Parole dure, folli, scandalose. Provate a dirle, a gridarle al mondo, all’amico, al collega che non crede, vi riderà in faccia e sarete considerati illusi, idioti o peggio ancora un pericolo per il genere umano.
San Francesco di cui da poco abbiamo celebrato e ricordato l’impressione delle stimmate, fu un santo singolarmente e profondamente segnato dal segno della croce, sia spiritualmente che fisicamente nella sua carne.
Le armi che aveva sognato da giovane erano contrassegnate con la croce di Cristo. Davanti all’immagine del crocifisso a S. Damiano percepì i primi segni della sua vocazione e poi alla terza apertura del libro dei Vangeli davanti al suo primo compagno Bernardo, lesse “ Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” ( Mt. 16,24 )
Poi due anni prima di morire, sulla Verna, l’incontro decisivo con la passione di Cristo: Chiara non fu da meno: “ Mira, o nobilissima regina, il tuo sposo, il più bello tra i figli degli uomini, divenuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso, e in tutto il corpo ripetutamente flagellato e morente tra i più struggenti dolori sulla croce. Guardalo medita e contempla e brama di imitarlo ( FF.2879 )
Dice pure S. Bonaventura e qui siamo chiamati in causa pure noi che di S. Francesco ci diciamo seguaci: “ Egli infatti ricevette dal cielo la missione di chiamare gli uomini a conversione e penitenza e di imprimere con il segno della croce, e con un abito penitenziale fatto in forma di croce, il segno Tau sulla fronte di coloro che gemono e piangono e ritornano al Dio vivente.
Che S. Francesco e la Santa Vergine ci aiutino ad amare la croce di Cristo ed anche la nostra croce personale, consapevoli che questa non è strumento di tortura ma di salvezza. Il maestro divino c’insegni a tenere alto il vessillo della croce, lui che risana i cuori affranti e fascia le nostre ferite.
“ Noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio”. ( 1 Cor. 1,23-24 ).
" Dai loro posti di sentinella, essi aspettano il ritorno del loro Signore, per aprirgli subito, appena busserà. "
martedì 28 settembre 2010
giovedì 23 settembre 2010
La vita non è abbastanza...
La vita non è abbastanza.
Allora cosa voglio?
Voglio una decisione per l'eternità, qualcosa da scegliere e da cui non mi allontanerò mai, in nessuna oscura esistenza o qualunque altra cosa accada. E qual è questa decisione?
Una qualche tipo di febbre della comprensione, un'illuminazione, un amore che andrà oltre, trascenderà questa vita verso nuove esistenze, una visione seria, finale e immutabile dell'universo. Questo è ciò che intendo quando dico che "voglio degli Occhi".
Perché dovrei volere tutto questo? Perché qui sulla terra non c'è abbastanza da desiderare, o meglio, qui non esista una singola cosa che io voglia.
Perché non voglio una vita terrena? Perché non mi basta?
Perché non mi illumina l'anima, non mi riempie il cervello di eccitazione e non mi fa piangere di felicità.
Perché vuoi provare queste cose?
Perché la ragione e le questioni di fatto, la scienza e la verità non me le fanno provare e non mi conducono verso l'eternità, anzi, mi soffocano come l'aria viziata, stantia.
Allora cosa voglio?
Voglio una decisione per l'eternità, qualcosa da scegliere e da cui non mi allontanerò mai, in nessuna oscura esistenza o qualunque altra cosa accada. E qual è questa decisione?
Una qualche tipo di febbre della comprensione, un'illuminazione, un amore che andrà oltre, trascenderà questa vita verso nuove esistenze, una visione seria, finale e immutabile dell'universo. Questo è ciò che intendo quando dico che "voglio degli Occhi".
Perché dovrei volere tutto questo? Perché qui sulla terra non c'è abbastanza da desiderare, o meglio, qui non esista una singola cosa che io voglia.
Perché non voglio una vita terrena? Perché non mi basta?
Perché non mi illumina l'anima, non mi riempie il cervello di eccitazione e non mi fa piangere di felicità.
Perché vuoi provare queste cose?
Perché la ragione e le questioni di fatto, la scienza e la verità non me le fanno provare e non mi conducono verso l'eternità, anzi, mi soffocano come l'aria viziata, stantia.
Jack Kerouac
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vita
sabato 18 settembre 2010
Dimmi...
“Quando il tuo sguardo innanzi a me scintilla
amabilmente pio,
io chiedo al lume della tua pupilla:
«Dimmi, se il sai, bel messagger del core,
dimmi, che cosa è Dio?»
E la pupilla mi risponde: «Amore»”
(Aleardo Aleardi).
amabilmente pio,
io chiedo al lume della tua pupilla:
«Dimmi, se il sai, bel messagger del core,
dimmi, che cosa è Dio?»
E la pupilla mi risponde: «Amore»”
(Aleardo Aleardi).
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Amore
venerdì 10 settembre 2010
ATTENDERE PREGO......
Non siamo ancora nati che qualcuno attende per noi...o meglio , attende noi. E noi attendiamo di essere al mondo. Un mondo di attese e desideri. Appartengo alla schiera fortunata di coloro che sono stati attesi, desiderati, amati. Mia madre ha atteso nove mesi, forse di più, nel profondo dei suoi desideri, di vedermi nascere crescere e diventare adulto. Prima di lei il buon Dio ha atteso trepidante una sua decisione. Com’è tenero pensare che il buon Dio attenda il consenso delle madri per continuare a generare, a creare...con quale ansia dovette attendere il “ Fiat” di Maria, con quale gioia attese il ritorno dell’Arcangelo Gabriele e della sua buona notizia! Se anche Dio attese, se partecipa anche lui di questa umanissima esperienza, anche ogni nostra attesa si riempie di senso e di mistero.
«Al posto di osservazione, Signore,
io sto sempre, tutto il giorno,
e nel mio osservatorio
sto in piedi, tutta la notte.
(Isaia 21,8 )
Tu nasci e cominci ad attendere, e non ti chiedi come mai perché proprio l’attesa s’intreccia negli affari della vita in maniera così forte ed invasiva?. Tu desideri prima le cose fondamentali, l’ossigeno per i polmoni, il cibo per sostentarti, l’acqua per dissetarti, l’amico per gioire, il gioco per divertire, il lavoro per guadagnare, l’affetto per amare , l’amore per realizzare una vita piena e compiuta. E mai smetti perché ogni volta non basta. E intanto aspetti,,...per non perdere la priorità acquisita....!
Ma l’attesa che si nutre di desiderio e di ricerca ti svela soltanto la tua povertà, il tuo bisogno fondamentale di vivere in maniera completa, non sempre costretto e frustrato dagli eventi. E’ questo che il cuore attende battendo nel petto per giorni, mesi ,anni...Il problema è capirlo, capire ciò che merita di essere atteso, che una volta raggiunto, ti sazia in maniera definitiva. Allora il problema non è tanto quanto aspetti, ma cosa...o meglio Chi aspetti.
Perché se aspetti una piccola umana consolazione, questa di certo non ti basterà. Come chi aspetta le ferie dopo un anno di lavoro, scopre che i giorni felici fuggono troppo rapidi per soddisfare, e chi insegue la sua gioventù forte e gagliarda, appena finita l’adolescenza, si accorge presto che è sempre breve e non riesce a trattenerla, così è di ogni povera attesa di questo mondo che sempre muta e svanisce.
Ma se è Cristo che aspetti, se sei tu la vigile sentinella di Isaia, stai certo fratello o sorella che non verrai deluso.
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Riflessioni
domenica 5 settembre 2010
Metà Luna e Metà Marte...
Diceva Čechov che nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo. Io nacqui una fredda mattina di novembre del 1962, il giorno 18 per la precisione...e per l’appunto, a tutt’oggi , mi sforzo di comprenderne sia i motivi che il fine. So che erano passati 322 giorni dall’inizio dell’anno e ne mancavano 43 al suo compimento. Era domenica e la Chiesa ricordava il transito di S. Oddone abate di Cluny un sant’uomo che a quanto si racconta fu una vera guida spirituale sia per i monaci che per i fedeli del suo tempo. Di fronte alla "vastità dei vizi" diffusi nella società, il rimedio che egli proponeva con decisione era quello di un radicale cambiamento di vita, fondato sull’umiltà, l’austerità, il distacco dalle cose effimere e l’adesione a quelle eterne . Ma per tornare a quelle effimere vi dico che io nacqui verso le dieci e venti della mattina dentro una clinica intitolata a San Michele Arcangelo e...spero , sotto la sua vigile protezione. Quel giorno il sole era sorto intorno alle sette , all’Olimpico la mitica Fiorentina che allora giocava in serie A avrebbe incontrato la Roma pareggiando per due a due.
Lo stesso giorno, prima che il sole tramontasse, sarebbe morto a Copenaghen il noto premio Nobel per la fisica Niels Henrik David Bohr in onore del quale fu intitolato un elemento della tabella chimica di Mendeleev, il Bohrium, presente tra gli elementi transuranici con il numero atomico 107. Non dico questo per semplice cronaca, ma perché dopo tanti anni di meditazione mi è venuto il sospetto che la trama storica , il luogo, il tempo in cui si precipita sulla terra per volere di Dio, non siano affatto ininfluenti sul corso della nostra esistenza. Eh già, perché l’età più pericolosa per un uomo è senza dubbio il periodo che intercorre tra la nascita e la morte...è lì che per l’appunto vanno cercati e possibilmente trovati i fini e le motivazioni. Quello stesso giorno , per i tipi della famosa collana di fantascienza “ Urania “ venivano pubblicati i racconti : Metà Luna e Metà Marte ( n. 295 prezzo di lire 150 ) di Judith MERRIL e Richard MATHESON. ( entrambi le storie ruotano intorno all’evento della nascita d’un bambino ). Negli anni a seguire, di quella collana lessi molti racconti ed ancora oggi la fantascienza esercita su di me un misterioso fascino....forse perché postula la limitatezza di questo mondo mentre il nascere comporta indubbiamente il ricevere in dono un universo intero! Negli anni ho notato come le persone pregano abitualmente e giustamente nei cimiteri; forse nessuno prega invece nei reparti di maternità. E lì che bisogna cominciare, accanto alle culle, è lì , dopo il primo schiaffo dell’ostetrica, che bisogna intonare l’Ave Maria....prega per noi ora e nell’ora della nostra nascita. Amen
Lo stesso giorno, prima che il sole tramontasse, sarebbe morto a Copenaghen il noto premio Nobel per la fisica Niels Henrik David Bohr in onore del quale fu intitolato un elemento della tabella chimica di Mendeleev, il Bohrium, presente tra gli elementi transuranici con il numero atomico 107. Non dico questo per semplice cronaca, ma perché dopo tanti anni di meditazione mi è venuto il sospetto che la trama storica , il luogo, il tempo in cui si precipita sulla terra per volere di Dio, non siano affatto ininfluenti sul corso della nostra esistenza. Eh già, perché l’età più pericolosa per un uomo è senza dubbio il periodo che intercorre tra la nascita e la morte...è lì che per l’appunto vanno cercati e possibilmente trovati i fini e le motivazioni. Quello stesso giorno , per i tipi della famosa collana di fantascienza “ Urania “ venivano pubblicati i racconti : Metà Luna e Metà Marte ( n. 295 prezzo di lire 150 ) di Judith MERRIL e Richard MATHESON. ( entrambi le storie ruotano intorno all’evento della nascita d’un bambino ). Negli anni a seguire, di quella collana lessi molti racconti ed ancora oggi la fantascienza esercita su di me un misterioso fascino....forse perché postula la limitatezza di questo mondo mentre il nascere comporta indubbiamente il ricevere in dono un universo intero! Negli anni ho notato come le persone pregano abitualmente e giustamente nei cimiteri; forse nessuno prega invece nei reparti di maternità. E lì che bisogna cominciare, accanto alle culle, è lì , dopo il primo schiaffo dell’ostetrica, che bisogna intonare l’Ave Maria....prega per noi ora e nell’ora della nostra nascita. Amen
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