sabato 8 settembre 2012

DALLA PARTE DI GIUSEPPE...

" Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto..."

Con Maria incinta, siamo messi davanti anche alla figura di Giuseppe, “uomo giusto”, oggi abbiamo ascoltato del suo strazio, del suo profondo dolore nel rendersi conto che la Fidanzata è incinta. Insieme all’amaro sconvolgimento interno di Giuseppe, siamo messi di fronte al silenzio di Maria. Ella tace perché non può parlare, non può spiegare, non può raccontare al suo fidanzato quello che era successo: come avrebbe potuto? Certo che desiderava ardentemente che Giuseppe sapesse il misterioso “come” della sua maternità, ma poteva mai raccontare al fidanzato quello che era successo? Quale Donna di buon senso, Ella tace e quale Donna di fede, Ella si affida al Padre e al Figlio che porta nel grembo.

Anche Giuseppe tace, non chiede, è confuso, smarrito, addolorato. Non sa cosa fare, ama Maria ed è tutto orientato verso le nozze ormai alle porte: Cosa fare?

Per meglio capire l’angoscia di Giuseppe dobbiamo sapere che il rito nuziale giudaico avveniva in due tempi. Dapprima c’era il Qiddushin (= Sposalizio) nel quale lo sposo acquisiva la sposa con un anello che infilava all'indice destro della sposa proclamando: “Ecco, tu mi sei consacrata secondo la legge di Mosè e d'Israele”, dopo di che veniva steso l’atto di matrimonio (ketubbah) e lo sposo si assumeva tutti gli obblighi inerenti al matrimonio, ma questo contratto matrimoniale non dava ancora diritto agli atti coniugali e quindi i due ancora non andavano ad abitare insieme. Successivamente si svolgeva, anche a distanza di mesi, il rito del Nissu'in (= Nozze) con cui lo sposo introduceva la sposa nella sua casa. Oggi gli ebrei hanno unificato il rito, per cui Qiddushin e Nissu’in formano l’unico rituale del matrimonio.

All’uomo che, avendo contratto il Qiddushin, non volesse celebrare il Nissu'in, non restava altro da fare che ripudiare la fidanzata-sposa con un atto pubblico di ripudio che doveva essere normalmente motivato, anche se poi, vista la società maschilista dell’epoca, bastava ogni pretesto per ripudiare la sposa.

Matteo ci racconta che Giuseppe “decise di ripudiare Maria in segreto”. Questo brano così com’è rimane più che oscuro, incomprensibile, perché il ripudio era un atto necessariamente pubblico in quanto liberava lo sposo dai suoi obblighi di marito di una donna e questa poteva contrarre matrimonio con un altro uomo. Mancando la notorietà dell’atto veniva a cadere lo stesso ripudio, cioè, se il ripudio non è pubblico non è ripudio. Cosa allora si nascondeva nella decisione di “ripudiarla in segreto”?

Una ipotesi che è stata formulata da qualcuno, è che Giuseppe avesse deciso di ripudiarla senza render noto il motivo, tenendo “segreto” il motivo. Ultimamente, in seguito a ritrovamenti di frammenti di documenti del tempo, sappiamo che questa prassi era possibile anche se non usuale. Ma questa ipotesi sembra non reggersi perché Maria era incinta e ripudiarla equivaleva a disconoscere la paternità del nascituro e conseguentemente ad apporre l’etichetta pubblica di peccatrice su Maria.

Un’altra ipotesi sembra più consona alla realtà avvenuta ed è la seguente: il termine “in segreto” non si riferisce al ripudio, ma alla decisione presa in segreto (= non comunicata a nessuno) di ripudiare Maria. Questa ipotesi rende tutto più umanamente comprensibile e semplice: Giuseppe quindi, da uomo “giusto” vedendo la sua sposa incinta prima che andassero a vivere insieme, non trova altra soluzione “giusta” che quella di ripudiarla e quindi sottoporre Maria allo scandalo. Non aveva altre possibilità “giuste”. Rimanere con Maria e dare il suo nome al nascituro legittimandolo? Questo non era affatto “giusto” secondo un uomo formato alla Legge del V. T., dove l’adultera veniva lapidata. E, di fatto, Maria in quanto sua sposa a tutti gli effetti giuridici, essendo incinta non da lui appare, ai suoi occhi, necessariamente come adultera.

Giuseppe quindi prese la decisione in segreto, nel suo cuore senza ancora comunicarla a nessuno, di ripudiare pubblicamente Maria. E quando si trovava proprio nella fase di esecuzione di quanto deciso, proprio quindi quando il suo affranto era al massimo e stava per effettuare “giustamente” l’atto pubblico del ripudio, lì interviene il buon Dio mandandogli un Angelo a spiegargli come Maria è incinta, sì, ma non è adultera perché “vergine”!

Pensiamo un po’ alla gioia di Giuseppe di saper vergine la sua sposa dalla quale credeva di esser stato tradito. D’altra parte, pensiamo anche alla sua amarezza, al suo senso di colpa che inevitabilmente gli sopravvenne per aver potuto dubitare di Maria. Giuseppe, certamente avrà pianto e piangendo avrà chiesto a Maria di perdonarlo per aver potuto dubitare di Lei.

Siamo quindi oggi di fronte a due “silenzi”: il silenzio di discernimento di Giuseppe, che chiuso nel suo dolore e davanti al Signore prende la decisione drammatica, ma necessaria (secondo lui) di ripudiare la sposa e il silenzio di Maria che sente la propria impotenza a comunicare a Giuseppe una tale maternità e si abbandona fiduciosa in Dio. Sono due silenzi che sono per noi “maestri” di vita.

Giuseppe ci insegna con il suo silenzio, con il suo atteggiamento, con la sua coerenza e fermezza, con la decisione presa di ripudiare la sua sposa, ci insegna a saper prendere delle decisioni, a fare discernimento. La decisione che Giuseppe prese nel suo cuore era oggettivamente sbagliata, ma lui non poteva saperlo. Aveva ragionato sul fatto, aveva pregato e aveva deciso secondo quanto lui riteneva “giusto”. A questo punto interviene il Signore a dargli un dato della questione che non era in suo potere conoscere: quel Figlio è di Dio non è figlio di un uomo, è Figlio di Dio, Maria è la Madre, ma il seme non è umano. A questo punto Giuseppe revoca la determinazione presa e ne prende un’altra. Giuseppe ci insegna a cambiare decisione quando capiamo che abbiamo sbagliato e a non presumere mai che ogni nostra scelta sia totalmente giusta e esatta perché non ci è dato di conoscere tutti i vari aspetti o conseguenze possibili di quanto dobbiamo decidere. È necessario quindi rimettere sempre ogni nostra decisione nelle mani del Signore e chiedere che Lui la benedica, la confermi o meno. Tutto questo richiede una buona dose di umiltà e distacco interiore dal proprio giudizio. Quando il Signore vede la nostra rettitudine e buona coscienza, difficilmente ci lascia sbagliare, ma viene in nostro aiuto con o senza Angeli e ci libera da ogni oscurità della mente e ogni timore: “Non temere Giuseppe di prendere con te Maria come sposa!”.

Qui abbiamo una seconda annunciazione, quella di Dio a Giuseppe, mentre a Maria Dio aveva chiesto, tramite un Angelo, di generare suo Figlio, qui Egli chiede a Giuseppe di far da padre a suo Figlio. Teniamo ben presente che, come abbiamo cercato di spiegare, Giuseppe era già lo sposo di Maria quando Dio gli chiese questo, come, d’altra parte Maria era già la sposa di Giuseppe quando le venne chiesto di generare il Figlio di Dio. Appare ben chiaro così che queste due annunciazioni sono espressive di un intervento di Dio nel seno di una coppia di sposi che sconvolge totalmente i loro programmi, le loro più sante e buone aspettative sul loro amore, sulla loro famiglia. Dio entra in quel progetto umano e lo rivoluziona legando al loro “Sì” ad un figlio non previsto, la salvezza dell’umanità: che mistero!

Dio continua ancora oggi a sconvolgere i programmi delle persone, continua a sconvolgere progetti, attese, desideri di coppie che vedono svanire i propri sogni e attese più intime perché c’è un altro, misterioso sogno e desiderio di Dio su di loro, impariamo da Maria, impariamo da Giuseppe a fidarci di Dio, ad accogliere la missione che vuole affidarci per la salvezza del mondo.

Sembra inverosimile quello che accettò Giuseppe secondo la mente e il cuore di tanti che hanno una limitata esperienza dell’amore di Dio e di come Questi possa gratificare, riempire, soddisfare ogni anelito più profondo dell’animo umano. Quello che sempre mi dà fastidio è trovarmi davanti qualche dipinto o raffigurazione della Santa Famiglia dove si nota una giovane Maria accanto ad un Giuseppe vecchio bacucco: quasi a voler preservare l’integrità di Maria dalla vecchiezza dello sposo! Quasi a voler implicitamente affermare che se fosse stato giovane, Giuseppe non poteva accettare di accogliere Maria come sua sposa senza esserne marito e quindi vivendo con Lei un amore di intima amicizia, ma non coniugale.

Non è così! Certamente non fu così! Avremo la conferma solo quando saremo anche noi lassù dove adesso è lui, ma certamente Giuseppe era giovane quando sposò Maria e seppe rinunciare con semplicità e amore ai suoi umani desideri di sposo, perché non poteva opporsi, essendo “giusto”, alle richieste di Dio. Messo davanti a Dio, Giuseppe, da uomo “giusto”, sa stare al suo posto e ubbidisce lasciando da parte se stesso per abbracciare quel nuovo ruolo che Dio voleva che assumesse: padre putativo di suo Figlio e quindi rappresentante della sua paternità. E abbraccia questo ruolo con tutto se stesso e accoglie Maria presso di sé con un nuovo amore, più delicato, più intenso, più puro diventando così, lui, lo sposo della Vergine, anche il primo discepolo di quel Figlio che Lei porta in grembo e che chiede a tutti noi di accoglierLa nella nostra casa come Giuseppe a Nazareth e Giovanni al Golgota (cf Gv 19,27).

Dio cosa poteva chiedere a Giuseppe di più umanamente frustrante? Eppure Giuseppe ebbe fiducia, si abbandonò alla sua volontà e sperimentò come essa sia veramente sempre “Amore”, misterioso “Amore” che solo la fede rivela. Carissimi fratelli e sorelle, imitiamo dunque Giuseppe nell’accogliere nella nostra vita le istanze di Dio, anche quelle a noi non ancora pienamente comprensibili, sappiamo stare al nostro posto come lui e ubbidire con amore e certamente il Signore ci darà la gioia di capire che non ci siamo proprio sbagliati e renderà la nostra vita, che ai più forse apparirà umanamente sterile e vuota, divinamente feconda, una vita piena di significato, di valore, di intensità di affetti e di emozioni, una vita pienamente umana e come tale gratificante perché piena di Dio e del suo amore.
( dal Web )