DALLA PARTE DI GIUSEPPE...
" Così
fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per
opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e
non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto..."
Con Maria incinta, siamo messi davanti anche alla figura di Giuseppe,
“uomo giusto”, oggi abbiamo ascoltato del suo strazio, del suo profondo
dolore nel rendersi conto che la Fidanzata è incinta. Insieme all’amaro
sconvolgimento interno di Giuseppe, siamo messi di fronte al silenzio di
Maria. Ella tace perché non può parlare, non può spiegare, non può
raccontare al suo fidanzato quello che era successo: come avrebbe
potuto? Certo che desiderava ardentemente che Giuseppe sapesse il
misterioso “come” della sua maternità, ma poteva mai raccontare al
fidanzato quello che era successo? Quale Donna di buon senso, Ella tace e
quale Donna di fede, Ella si affida al Padre e al Figlio che porta nel
grembo.
Anche Giuseppe tace, non chiede, è confuso, smarrito,
addolorato. Non sa cosa fare, ama Maria ed è tutto orientato verso le
nozze ormai alle porte: Cosa fare?
Per meglio capire l’angoscia
di Giuseppe dobbiamo sapere che il rito nuziale giudaico avveniva in
due tempi. Dapprima c’era il Qiddushin (= Sposalizio) nel quale lo sposo
acquisiva la sposa con un anello che infilava all'indice destro della
sposa proclamando: “Ecco, tu mi sei consacrata secondo la legge di Mosè e
d'Israele”, dopo di che veniva steso l’atto di matrimonio (ketubbah) e
lo sposo si assumeva tutti gli obblighi inerenti al matrimonio, ma
questo contratto matrimoniale non dava ancora diritto agli atti
coniugali e quindi i due ancora non andavano ad abitare insieme.
Successivamente si svolgeva, anche a distanza di mesi, il rito del
Nissu'in (= Nozze) con cui lo sposo introduceva la sposa nella sua casa.
Oggi gli ebrei hanno unificato il rito, per cui Qiddushin e Nissu’in
formano l’unico rituale del matrimonio.
All’uomo che, avendo
contratto il Qiddushin, non volesse celebrare il Nissu'in, non restava
altro da fare che ripudiare la fidanzata-sposa con un atto pubblico di
ripudio che doveva essere normalmente motivato, anche se poi, vista la
società maschilista dell’epoca, bastava ogni pretesto per ripudiare la
sposa.
Matteo ci racconta che Giuseppe “decise di ripudiare
Maria in segreto”. Questo brano così com’è rimane più che oscuro,
incomprensibile, perché il ripudio era un atto necessariamente pubblico
in quanto liberava lo sposo dai suoi obblighi di marito di una donna e
questa poteva contrarre matrimonio con un altro uomo. Mancando la
notorietà dell’atto veniva a cadere lo stesso ripudio, cioè, se il
ripudio non è pubblico non è ripudio. Cosa allora si nascondeva nella
decisione di “ripudiarla in segreto”?
Una ipotesi che è stata
formulata da qualcuno, è che Giuseppe avesse deciso di ripudiarla senza
render noto il motivo, tenendo “segreto” il motivo. Ultimamente, in
seguito a ritrovamenti di frammenti di documenti del tempo, sappiamo che
questa prassi era possibile anche se non usuale. Ma questa ipotesi
sembra non reggersi perché Maria era incinta e ripudiarla equivaleva a
disconoscere la paternità del nascituro e conseguentemente ad apporre
l’etichetta pubblica di peccatrice su Maria.
Un’altra ipotesi
sembra più consona alla realtà avvenuta ed è la seguente: il termine “in
segreto” non si riferisce al ripudio, ma alla decisione presa in
segreto (= non comunicata a nessuno) di ripudiare Maria. Questa ipotesi
rende tutto più umanamente comprensibile e semplice: Giuseppe quindi, da
uomo “giusto” vedendo la sua sposa incinta prima che andassero a vivere
insieme, non trova altra soluzione “giusta” che quella di ripudiarla e
quindi sottoporre Maria allo scandalo. Non aveva altre possibilità
“giuste”. Rimanere con Maria e dare il suo nome al nascituro
legittimandolo? Questo non era affatto “giusto” secondo un uomo formato
alla Legge del V. T., dove l’adultera veniva lapidata. E, di fatto,
Maria in quanto sua sposa a tutti gli effetti giuridici, essendo incinta
non da lui appare, ai suoi occhi, necessariamente come adultera.
Giuseppe quindi prese la decisione in segreto, nel suo cuore senza
ancora comunicarla a nessuno, di ripudiare pubblicamente Maria. E quando
si trovava proprio nella fase di esecuzione di quanto deciso, proprio
quindi quando il suo affranto era al massimo e stava per effettuare
“giustamente” l’atto pubblico del ripudio, lì interviene il buon Dio
mandandogli un Angelo a spiegargli come Maria è incinta, sì, ma non è
adultera perché “vergine”!
Pensiamo un po’ alla gioia di
Giuseppe di saper vergine la sua sposa dalla quale credeva di esser
stato tradito. D’altra parte, pensiamo anche alla sua amarezza, al suo
senso di colpa che inevitabilmente gli sopravvenne per aver potuto
dubitare di Maria. Giuseppe, certamente avrà pianto e piangendo avrà
chiesto a Maria di perdonarlo per aver potuto dubitare di Lei.
Siamo quindi oggi di fronte a due “silenzi”: il silenzio di
discernimento di Giuseppe, che chiuso nel suo dolore e davanti al
Signore prende la decisione drammatica, ma necessaria (secondo lui) di
ripudiare la sposa e il silenzio di Maria che sente la propria impotenza
a comunicare a Giuseppe una tale maternità e si abbandona fiduciosa in
Dio. Sono due silenzi che sono per noi “maestri” di vita.
Giuseppe ci insegna con il suo silenzio, con il suo atteggiamento, con
la sua coerenza e fermezza, con la decisione presa di ripudiare la sua
sposa, ci insegna a saper prendere delle decisioni, a fare
discernimento. La decisione che Giuseppe prese nel suo cuore era
oggettivamente sbagliata, ma lui non poteva saperlo. Aveva ragionato sul
fatto, aveva pregato e aveva deciso secondo quanto lui riteneva
“giusto”. A questo punto interviene il Signore a dargli un dato della
questione che non era in suo potere conoscere: quel Figlio è di Dio non è
figlio di un uomo, è Figlio di Dio, Maria è la Madre, ma il seme non è
umano. A questo punto Giuseppe revoca la determinazione presa e ne
prende un’altra. Giuseppe ci insegna a cambiare decisione quando capiamo
che abbiamo sbagliato e a non presumere mai che ogni nostra scelta sia
totalmente giusta e esatta perché non ci è dato di conoscere tutti i
vari aspetti o conseguenze possibili di quanto dobbiamo decidere. È
necessario quindi rimettere sempre ogni nostra decisione nelle mani del
Signore e chiedere che Lui la benedica, la confermi o meno. Tutto questo
richiede una buona dose di umiltà e distacco interiore dal proprio
giudizio. Quando il Signore vede la nostra rettitudine e buona
coscienza, difficilmente ci lascia sbagliare, ma viene in nostro aiuto
con o senza Angeli e ci libera da ogni oscurità della mente e ogni
timore: “Non temere Giuseppe di prendere con te Maria come sposa!”.
Qui abbiamo una seconda annunciazione, quella di Dio a Giuseppe, mentre
a Maria Dio aveva chiesto, tramite un Angelo, di generare suo Figlio,
qui Egli chiede a Giuseppe di far da padre a suo Figlio. Teniamo ben
presente che, come abbiamo cercato di spiegare, Giuseppe era già lo
sposo di Maria quando Dio gli chiese questo, come, d’altra parte Maria
era già la sposa di Giuseppe quando le venne chiesto di generare il
Figlio di Dio. Appare ben chiaro così che queste due annunciazioni sono
espressive di un intervento di Dio nel seno di una coppia di sposi che
sconvolge totalmente i loro programmi, le loro più sante e buone
aspettative sul loro amore, sulla loro famiglia. Dio entra in quel
progetto umano e lo rivoluziona legando al loro “Sì” ad un figlio non
previsto, la salvezza dell’umanità: che mistero!
Dio continua
ancora oggi a sconvolgere i programmi delle persone, continua a
sconvolgere progetti, attese, desideri di coppie che vedono svanire i
propri sogni e attese più intime perché c’è un altro, misterioso sogno e
desiderio di Dio su di loro, impariamo da Maria, impariamo da Giuseppe a
fidarci di Dio, ad accogliere la missione che vuole affidarci per la
salvezza del mondo.
Sembra inverosimile quello che accettò
Giuseppe secondo la mente e il cuore di tanti che hanno una limitata
esperienza dell’amore di Dio e di come Questi possa gratificare,
riempire, soddisfare ogni anelito più profondo dell’animo umano. Quello
che sempre mi dà fastidio è trovarmi davanti qualche dipinto o
raffigurazione della Santa Famiglia dove si nota una giovane Maria
accanto ad un Giuseppe vecchio bacucco: quasi a voler preservare
l’integrità di Maria dalla vecchiezza dello sposo! Quasi a voler
implicitamente affermare che se fosse stato giovane, Giuseppe non poteva
accettare di accogliere Maria come sua sposa senza esserne marito e
quindi vivendo con Lei un amore di intima amicizia, ma non coniugale.
Non è così! Certamente non fu così! Avremo la conferma solo quando
saremo anche noi lassù dove adesso è lui, ma certamente Giuseppe era
giovane quando sposò Maria e seppe rinunciare con semplicità e amore ai
suoi umani desideri di sposo, perché non poteva opporsi, essendo
“giusto”, alle richieste di Dio. Messo davanti a Dio, Giuseppe, da uomo
“giusto”, sa stare al suo posto e ubbidisce lasciando da parte se stesso
per abbracciare quel nuovo ruolo che Dio voleva che assumesse: padre
putativo di suo Figlio e quindi rappresentante della sua paternità. E
abbraccia questo ruolo con tutto se stesso e accoglie Maria presso di sé
con un nuovo amore, più delicato, più intenso, più puro diventando
così, lui, lo sposo della Vergine, anche il primo discepolo di quel
Figlio che Lei porta in grembo e che chiede a tutti noi di accoglierLa
nella nostra casa come Giuseppe a Nazareth e Giovanni al Golgota (cf Gv
19,27).
Dio cosa poteva chiedere a Giuseppe di più umanamente
frustrante? Eppure Giuseppe ebbe fiducia, si abbandonò alla sua volontà e
sperimentò come essa sia veramente sempre “Amore”, misterioso “Amore”
che solo la fede rivela. Carissimi fratelli e sorelle, imitiamo dunque
Giuseppe nell’accogliere nella nostra vita le istanze di Dio, anche
quelle a noi non ancora pienamente comprensibili, sappiamo stare al
nostro posto come lui e ubbidire con amore e certamente il Signore ci
darà la gioia di capire che non ci siamo proprio sbagliati e renderà la
nostra vita, che ai più forse apparirà umanamente sterile e vuota,
divinamente feconda, una vita piena di significato, di valore, di
intensità di affetti e di emozioni, una vita pienamente umana e come
tale gratificante perché piena di Dio e del suo amore.
( dal Web )