Lo storico ribalta l' immagine idilliaca per meglio capirne la grandezza "La famosa predica agli uccelli non rappresento' certamente un momento felice. In realta' egli si rivolgeva ai volatili dell' apocalisse perche' attaccassero la curia con i loro becchi"
Dopo la biografia dedicata a Luigi IX, il medievalista
racconta la vita del patrono d' Italia. E sfata dei luoghi comuni. Lo storico ribalta l'
immagine idilliaca per meglio capirne la grandezza "La famosa predica
agli uccelli non rappresento' certamente un momento felice. In realta'
egli si rivolgeva ai volatili dell' apocalisse perche' attaccassero la
curia con i loro becchi" Dopo il saggio su san Luigi, Jacques Le Goff
pubblica un' altra vita di un santo, quella di Francesco d' Assisi
(1182 - 1226), che, si dice, predicava graziosamente agli uccelli, ma e'
falso. Il nuovo libro e' piu' breve di quello su san Luigi. Esso adotta
una forma frammentaria che Le Goff rivendica come un altro modo di
scrivere la vita di un uomo. Il suo san Francesco non e' chiaramente
un' agiografia, poiche' si assoggetta a tutte le regole della verifica
scientifico - storica delle fonti, della lettura critica dei testi e
delle immagini a disposizione, dello studio minuzioso, per esempio, del
vocabolario di Francesco e dei suoi discepoli. Rimane il fatto che si e'
colpiti dalla clemenza di Le Goff riguardo al suo eroe. Lo storico ha
nei riguardi del santo una fascinazione e un' empatia profonda. Ciascuno
ha le sue ragioni, sembra dire Le Goff, e Francesco aveva le sue, nei
suoi momenti di debolezza, quando abbandona la lotta contro la curia
romana e le consente di mettere le mani sulla sua confraternita e, piu' o
meno, di modificare la dottrina. Le Goff crede di conoscere le
motivazioni del santo che ama tanto. Gli abbiamo chiesto quali. -
Perche' , quando ha deciso di dedicarsi al genere biografico, ha scelto
prima san Luigi e non san Francesco che sembra accompagnarla da lungo
tempo? "Scrivere una biografia per un medioevalista non e' facile,
perche' deve avvicinarsi molto vicino al soggetto e, in generale, non
dispone di sufficiente documentazione. La scelta era quindi limitata.
Non volevo cavarmela con l' artificio di occultare il personaggio con
cio' che lo circonda. Bisognava utilizzare la biografia come quello che
io ho chiamato con Pierre Toubert un "oggetto globalizzante", che
permette, a partire dal soggetto studiato, di illuminare la societa' che
lo circonda. D' altro canto, i periodi sui quali sono meno ignorante
sono il XII e il XIII secolo, con una certa predilezione per il XIII,
che cerca di canalizzare e istituzionalizzare la grande fioritura
economica, teologica, intellettuale e artistica del XII secolo. Avevo a
disposizione, tutto sommato, tre personaggi: san Francesco d' Assisi,
Federico II, san Luigi. Credo in linea di massima che ci debba essere un
certo legame affettivo fra lo storico e il suo soggetto. Da lontano,
Francesco mi attirava di piu' , ma esistevano eccellenti opere in
italiano. Forse ero anche piu' intimidito, avevo timore di tradirlo, e
non si trattava soltanto di un timore da storico". - Esiste per san
Francesco lo stesso problema delle fonti che per san Luigi? "La
biografia - e insisto sulla grande importanza della biografia che e' l'
apice del mestiere dello storico - ha bisogno di fonti che permettano di
raggiungere quella che si spera essere la verita' del personaggio. Per
san Luigi, il problema delle fonti e' stato angosciante, perche' queste
obbedivano tutte a stereotipi, a luoghi comuni, a modelli teorici della
concezione medioevale del re, al punto che mi sono chiesto se lo
storico era in grado di giungere a un san Luigi vero. Per san Francesco
il problema e' stato un altro. Ha lasciato dei testi, abbiamo una
grande quantita' di documenti scritti su di lui, cosi' come
iconografia, e anche se il personaggio sembra difficile da comprendere,
gia' i suoi compagni si domandavano chi era Francesco. A differenza di
san Luigi, era proprio lui, l' eroe, a essere enigmatico". - In cosa
consiste questo enigma? "Aveva sentimenti e atteggiamenti che
potevano apparire contraddittori. Manifesta ostilita' nei confronti
della Chiesa, scrive di tutti i colori sui prelati e la curia
pontificia, ma, d' altro canto, insiste sul carattere necessario,
cristico, del clero. Credo di averne compreso la ragione: Francesco
aveva un bisogno profondo di sacramenti e di sacralita' . Questo spiega
l' episodio delle stimmate. Quando dice che un serafino gli e' apparso e
che dei raggi emessi dalle sue mani hanno lasciato delle stimmate sui
suoi piedi, le sue mani, i suoi fianchi - Francesco e' il primo
stigmatizzato, cosa che gli conferisce, in quanto santo, un carattere
eccezionale - egli concilia cose contraddittorie. Il serafino fa parte
del mondo sacro, ma il dono delle piaghe di Cristo nella sua carne e' il
culmine del carattere evangelico (preghiera, ascetismo, eremitismo) ed
e' molto lontano dalla sacralita". - Qual e' l' atteggiamento dello
storico nei confronti dei miracoli? "L' uomo di fede accetta i
miracoli senza spiegazione scientifica. Lo storico, quando i miracoli
sono percepiti come tali dalla societa' , ha il dovere di considerarli
come eventi storici. Questo e' il caso delle stimmate di Francesco, che
non sono apparse in un momento qualsiasi. Quando, verosimilmente, il
conflitto all' interno della curia romana e in seno alla sua
confraternita diventa troppo forte, Francesco sceglie la fuga. Abbandona
la guida dell' ordine nel 1220. E nel 1224 ha questa idea geniale delle
stimmate. Certamente Francesco non se le e' inventate, ma per lui si
trattava di un messaggio dall' alto. Le stimmate sono una ricompensa,
un' approvazione divina del suo essere e della sua posizione, e, al
tempo stesso, una penitenza che concilia tutte le sue aspirazioni". -
Lei dipinge Francesco quasi come un rivoluzionario. "Cosa molto piu'
vicina al vero Francesco di quanto non lo sia la sua predica agli
uccelli, a proposito della quale ho cercato di dimostrare che non
rappresentava proprio il momento idilliaco che si dice. Nauseato dalla
curia, si rivolge agli uccelli dell' apocalisse e dice loro di
attaccarla con i loro becchi. Siamo molto lontani dalla visione
edulcorata, presentata in particolare da Giotto che ha dipinto un
Francesco pronto a soddisfare la borghesia fiorentina, quindi tutto
tranne che un rivoluzionario. Ora, Francesco detesta tutti coloro che
detengono il potere temporale, in particolare i prelati, tanto piu' che
in praelatum c' e' il prefisso prae, "al di sopra di, davanti a",
prefisso di dominio. Ho sempre pensato che una delle fonti fondamentali
dello storico fosse lo studio delle parole e del vocabolario. Per
esempio, ho trovato il purgatorio sottolineando che verso il 1160
purgatorius, che era un aggettivo, diventa un sostantivo, purgatorium.
Che cosa significa questo? Senza dubbio che ormai era un luogo.
Francesco, dunque, per tornare a lui, e' strenuamente a favore dell'
uguaglianza anche se pensa che bisogna evitare disordini, in ogni caso
un certo disordine che possa facilitare l' ascesa al potere dei malvagi.
Da questo punto di vista, san Francesco e' molto piu' attuale di san
Luigi. E' uno di coloro cui ci rivolgiamo per cambiare la societa". -
Lei fa diventare Francesco anche un femminista. "La questione e'
controversa. Jacques Dalarun sostiene che egli era piuttosto
antifemminista, perche' nei suoi scritti non parla quasi mai delle donne
e in particolare di santa Chiara che ha fondato le clarisse, versione
femminile dei francescani, e che fu la prima monaca di clausura a dare
al suo ordine una regola scritta. Non condivido questo punto di vista.
Non posso dire se Francesco "amasse le donne". Rilevo che un insieme di
circostanze puo' indurre a non escluderlo. Oltre al Vangelo, la sua
grande fonte d' ispirazione era la poesia cortese, che ha inventato l'
amore moderno e da cui Francesco ha tratto la figura di Monna Poverta' .
D' altra parte, Francesco si preoccupava della globalita' del mondo,
come dimostra il "Cantico delle creature". Non poteva trascurare la
meta' della societa' , per parlare in termine attuali". Stephane Bouquet
" Liberation (Trad.: Oxford Group)
(10 ottobre 1999) - Corriere della Sera
Jacques Le Goff (Tolone, 1º gennaio 1924 – Parigi, 1º aprile 2014)