Durante la campagna elettorale che l’ha portata a vincere poco più di un anno fa le elezioni presidenziali brasiliane, Dilma Rousseff, la mulher di Lula come veniva allora chiamata (mulher significa donna, ma anche moglie), un passato da guerrigliera e una ( improbabile… ) laurea in economia , ha più volte sostenuto di essere cattolica e contraria all’aborto. Il Brasile, nonostante la recente e virulenta aggressione delle sette ( fenomeno abbastanza diffuso in tutta l’America Latina ) è ancora un paese a maggioranza cattolica. Per questo motivo la campagna elettorale è stata molto accesa, e si è parlato tantissimo di bioetica e sopratutto di aborto. L’avversario di Dilma è stato il leader del centrodestra José Serra, che l’ha accusata di essersi dimostrata in precedenza favorevole alla depenalizzazione dell’aborto. Così la Rousseff ha dovuto ricordare a tutti il suo cattolicesimo e ha messo nero su bianco la sua promessa di non presentare nessuna legge che legalizzi l’aborto o il matrimonio tra omosessuali: «Se sarò eletta presidente della Repubblica – si è impegnata per iscritto davanti ai cristiani di tutto il Brasile – non prenderò iniziative per modificare l’attuale legislazione che vieta l’aborto e protegge la famiglia». Ma Serra l’ha subito accusata di puro opportunismo.
Così si espresse allora il quotidiano Avvenire : “Che si tratti di scelta opportunistica «oppure di legittima difesa nei confronti di chi, in piena campagna elettorale, ha ripescato vecchie dichiarazioni della Rousseff per metterla in imbarazzo, il documento siglato dalla candidata del centrosinistra rappresenta comunque il segno di una grande novità: mai in una campagna elettorale per la presidenza del Brasile, i temi etici hanno avuto tanto peso. Una conferma è venuta dal discorso che il Papa ha pronunciato giovedì, in cui ha richiamato l’importanza di sostenere e votare i politici che difendono la vita».
Purtroppo e malgrado le grandiose premesse, la Presidente Roussef giusto qualche giorno fa ha nominato Eleonora Menicucci de Oliveira, sua ex compagna di prigione durante la dittatura militare, come nuovo ministro della Segreteria per le politiche femminili. Militante di estrema sinistra, femminista , leader del Partito Comunista dei lavoratori nonchè accanita sostenitrice dell'aborto. La sensazione è che la Presidente stia ora gradualmente cedendo al ricatto delle lobby abortiste e omosessuali. La nomina di Eleonora Menicucci de Oliveira getta un’ombra inquietante sulle reali dichiarazioni pro-life rilasciate durante la campagna elettorale. Menicucci ha ammesso di di aver abortito lei stessa due volte, in palese violazione alla legge che ne vieta la pratica nel suo paese, eccetto che nei casi di stupro.
Ha anche riconosciuto la sua stessa ambiguità sessuale, dichiarando inoltre in un'intervista del 2007: " sono molto orgogliosa di mia figlia, che è gay e che ha avuto un figlio con l'inseminazione artificiale."
Menicucci sostiene che l’aborto è una semplice questione di salute riproduttiva.
Non c’è dunque da meravigliarsi se i cattolici brasiliani siano ora furibondi . Uno dei più famosi blogger brasiliani Reinaldo Azevedo sostiene che "La nomina di Eleonora è un segnale di incoerenza del presidente", " Dilma è stata costretta a presentarsi come un 'cattolico' difensore della 'vita' e anche un devoto di 'Nostra Signora di Aparecida,' in modo da non perdere le elezioni del 2010. Ora, nominando sua ministra una fervente abortista Dilma rende giustizia alla sua tradizione pro-aborto e anti-famiglia ".