domenica 12 febbraio 2012

FRATELLI DI UN MONDO LIQUIDO


LA NECESSITÀ DEI FRANCESCANI DI CONTRIBUIRE ALLE SCELTE DELLA POLITICA
di Giuseppe Pagani francescano secolare, consigliere regionale dell'Emilia-Romagna

Oggi più che mai cercare di spiegare quale sia il senso francescano della sce1ta di servire nell'impegno politico-sociale è certamente cosa complicata .nei" giorni cattivi" e di barbarie che stiamo vivendo e per la imperante cultura anti-politica che attraversa il nostro Paese. C'è però una "missione all'impegno  nella polis" da cui il cristiano non può prescindere: il magistero della Chiesa, ed in particolare il concilio Vaticano II con i documenti Lumen Gentium 31, Apostolicam Auctuositatem 14, Gaudium et Spes, definisce l'urgenza di una pre­senza specifica e propria dei laici cri­stiani nel sociale, nella vita pubblica, nel volontariato. In questo quadro la chiamata a costruire un mondo più fra­terno è ribadita e sostenuta, oserei dire incoraggiata, dalla regola dell'Ofs lad­dove l'art. 15 invita «i francescani ad assumersi una responsabilità, sia come singoli che come fraternità».
C'è innanzi tutto una chiamata indi­viduale, un'assunzione di responsabili­tà a cui i francescani sono chiamati: «testimoniare con la propria vita» uno stile altro di essere "dentro alla compa­gnia degli uomini" nelle vicende della storia, portandone in pieno, laicamen­te, la responsabilità delle scelte, ma c'è anche una chiamata comune, anche se più faticosa da realizzare, proprio per il pluralismo di scelte politiche presen­ti e che devono essere rispettate dentro la fraternità.
Nella società e nella comunità degli uomini, luogo e tempo teologico della santificazione, i francescani sono chia­mati ad iniziative coraggiose e profetiche e continuare ad essere "concreatori" della Città dell'uomo.

Attenti lettori della storia
La fase che stiamo vivendo ci con­segna un mondo completamente nuo­vo in cui sono state messe in crisi tutte le organizzazioni sociali. I sociologi parlano di frammentazione dell'identità sociale, atomizzazione della società, incertezza dell' esistenza, insostenibi­lità socio-ambientale, limiti dello svi­luppo, fragilità delle città, perdita del senso di comunità, solitudine delle famiglie e dell'emergere di una mol­titudine di "vulnerabili" a rischio di emarginazione sociale. Non è più possibile usare le stesse categorie e gli stessi paradigmi che avevamo sempre usato nell' analizzare la società; per, come dice la regola dell'Ofs, «promuovere la giustizia nel campo della vita politica con scelte coerenti con la fede» ed immaginare ipotesi di soluzione, occorre capire i cambiamenti, darsi un tempo per la riflessione e lo studio. In tal senso, nell'attuale situazione di una "democrazia infetta" e di una politica ammalata, vi è l'urgenza, non più delegabile, di riproporre il pensiero e lo stile con i quali il francescanesi­mo secolare ha contribuito, in snodi importanti della storia del nostro pae­se, in modo decisivo e profetico. Fare politica, oggi, dentro il "disastro antro­pologico" di questo tempo, così come è stato definito dal cardinale Bagnasco, necessita della presa in carico di alcune evidenze, che è urgente rimettere al centro dell'azione politica. Non è più rinviabile la ridefinizione di un nuovo umanesimo, vi è la necessità cioè di umanizzare la politica e ridare un ruo­lo alla relazione, innanzi tutto attraver­so l'educazione all'ascolto, all'apertura verso l'altro. Occorre infatti recuperare una sapienza della prassi che consiste nel non trincerarsi in una visione omo­genea alla fede, integralista e chiusa. La fede è luce alla ragione, ed è con la nostra diretta responsabilità che agia­mo azioni conseguenti ed ispirate dalla fede, nella ricerca di affermare valori condivisi da tutti, facendosi carico del­le diversità culturali e religiose presenti nella società.
La crisi che stiamo attraversando ha creato spesso una società di depressi, occorre allora essere testimoni della speranza, generare la speranza è l'uni­co modo per sconfiggere la disperazio­ne (che alimenta spesso il fanatismo).
Riproporre in politica la scelta pre­ferenziale per i poveri e gli emarginati, come espressione della nostra minori­tas, significa superare il mero seppur importante esercizio della carità con un impegno a sostegno di politiche dirette per ridurre le disuguaglianze, per sostenere le famiglie, per rimuovere le cause della povertà, per ridistribuire il reddito, come presupposti per un vero ampliamento della libertà e per il raggiungimento di una democrazia reale e non solo formale.
L'attività politica però richiede anche una capacità di vigilanza su se stessi, sulla propria integrità. Si tratta cioè di avere sempre il senso dell' am­biguità e pericolosità del potere e ricer­care gli strumenti, gli abiti virtuosi, per rimanere fedeli all'ispirazione cristia­na, alla dignità umana. Occorre una vita activa (una vita interiore) una vigi­lanza su se stessi, sul male, sul pote­re, memori, come ci ammonisce san Francesco che «noi possediamo solo i nostri peccati e nostri vizi» (Rnb 17,7).
C'è una via, un metodo, una pedago­gia per una salvaguardia dai mali del potere, dal narcisismo, dall' ossessio­ne dell' audience, dalla "pornografia dell'anima": occorre darsi un ordine, una stabilità interiore, una disciplina.

Il salvagente della fraternità
Occorre ritornare ad una maggiore conoscenza di sé e fare dell'impegno politico-sociale una parentesi della pro­pria vita per poi ritornare alla propria professione, per non vivere della politica.
Dove trovare la forza per vivere "dentro, vicino al fuoco della politi­ca" mantenendo lo stile, l'ispirazione valoriale, se non nella perseveranza di un cammino interiore sorretto da una Comunità? La Fraternità diviene allo­ra luogo vitale che sostiene, richiama, corregge colui che è impegnato nella costruzione della polis. La domanda vera è se nelle nostre fraternità Ofs ci aiutiamo ad incorag­giarci nel bene (Cost. 26,2), ci edu­chiamo, cioè, ad avere il senso del limite nostro e delle cose del mondo, come grande presupposto per la libertà,  perché alla fine dobbiamo ricordare  che, come ci ammonisce la Lettera a I Diogneto, «siamo cittadini del cielo». ..