sabato 24 marzo 2012

CHI NON TOLLERA IL CROCIFISSO


LONDRA, 23. "Sorpresa e preoccupazione" sono state espresse in una nota dalla Chiesa ortodossa russa in merito a un caso di discriminazione che ha coinvolto una fedele della comunità in Gran Bretagna. Una parrocchiana della cattedrale dell'Assunzione a Londra, ha riferito l'arciprete della chiesa, Mikhail Dudko - il cui racconto è pubblicato dall'agenzia Interfax-religion - si è infatti dimessa dopo essersi rifiutata di osservare il divieto di indossare una croce durante l'orario di lavoro.
L'arciprete ha aggiunto che la posizione delle autorità governative britanniche che si oppone alla piena libertà di indossare le croci, è accolta a livello locale come "un vero e proprio divieto" e le persone con scarsa conoscenza della lingua e dei vari aspetti sociali della nazione "hanno virtualmente nessuna possibilità di difendere i propri diritti".
Nel Regno Unito sono diversi i casi di lavoratori cristiani che denunciano discriminazione di vario tipo. Si tratta di divieti posti da alcuni datori di lavoro ai propri dipendenti di indossare simboli religiosi, e fra questi il crocifisso. In particolare, due casi che riguardano una hostess e un'infermiera, Nadia Eweida e Shirley Chaplin, sono oggetto di ricorsi presso la Corte europea dei diritti dell'uomo, ma secondo alcune anticipazioni già pubblicate dai media, lo stesso Governo avrebbe espresso l'intenzione di difendere i datori di lavoro, legittimando così le loro disposizioni che vietano ai propri dipendenti di mostrare apertamente la loro appartenenza alla comunità cristiana mentre svolgono le loro mansioni.
La Chiesa ortodossa russa "ha espresso la propria sorpresa per la discriminazione dimostrata dalle autorità statali britanniche, che da un lato vietano di portare la croce battesimale al collo nei luoghi di lavoro, dall'altro mostrano grande tolleranza nei confronti di altri simboli religiosi e non religiosi".
Nella nota, a firma del presidente del Dipartimento sinodale per l'informazione del Patriarcato di Mosca, Vladimir Legoida, è anche aggiunto che "questa da parte delle autorità della Gran Bretagna è motivo di preoccupazione soprattutto in considerazione dell'esistenza, nelle società europee moderne, di tendenze contrarie volte alla liberalizzazione di ogni istinto umano".
Nella nota si sottolinea che le autorità paiono usare "due pesi e due misure" nei loro rapporti con le comunità religiose: per esempio, i sikh, compresi quelli di loro che lavorano nella polizia londinese, sono ufficialmente autorizzati a portare il turbante, uno dei simboli della loro appartenenza religiosa. "Perché invece - si chiede Legoida - gli antichi simboli dei cristiani dovrebbero essere pericolosi, chi possono offendere?".
Nel concludere, il presidente del Dipartimento sinodale per l'informazione osserva: "Se in una società civile la dimostrazione aperta, non aggressiva della propria appartenenza religiosa non è possibile, allora dobbiamo porci delle domande sulla natura di questa società. Ciò significa che tutte le chiacchiere sulla tolleranza e gli appelli a essa non sono che lettera morta, se non è possibile vivere e mantenere rapporti di buon vicinato senza perdere la propria identità".


(©L'Osservatore Romano 24 marzo 2012)



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